Vendere vini italiani all’estero

L'Italia lo sappiamo è tra i massimi produttori di vini pregiati al mondo. Per vendere vini italiani all'estero sono due le modalità a cui si può far riferimento: la prima riguarda l'esportazione, mentre la seconda chiama in causa gli e-commerce. Per ciò che concerne le esportazioni, è bene mettere in evidenza, in primo luogo, che non si tratta di un'operazione così semplice: per il vino, ma anche per la birra e in generale per tutte le bevande alcoliche, ci sono aspetti fiscali, legali e burocratici a cui è bene prestare la massima attenzione. Se è vero che numerosi produttori di vino – magari titolari di aziende di piccole dimensioni – vorrebbero avere la possibilità di vendere le proprie bottiglie direttamente ai clienti e ai consumatori finali, è altrettanto vero che le regole da rispettare sono molto severe, e a volte proibitive.

Giusto per fare un esempio, c'è da tenere conto della normativa della Ue sulle accise, che obbliga i venditori a emettere la DAA, un documento necessario anche per la Germania e per gli altri Paesi che non prevedono aliquote per le accise. Anche per questo motivo a volte i produttori vinicoli decidono di rassegnarsi a non vendere direttamente. Ai fini di una esportazione, comunque, occorre badare alle etichette dei vini, su cui deve essere presente la designazione della categoria; tale indicazione non è obbligatoria solo se si è in presenza di un vino IGP o di un vino DOP. 

Sulle etichette dei vini da vendere all'estero, inoltre, vanno specificati il tenore di zucchero (nel caso in cui si tratti di vini spumanti aromatici, di vini spumanti di qualità, di vini spumanti gassificati o di vini spumanti), il titolo alcolometrico volumico effettivo, la provenienza e il nome del produttore. Sono facoltative, d'altro canto, le indicazioni che riguardano il tenore di zucchero per i vini non menzionati in precedenza. Bisogna ricordare, inoltre, di segnalare il lotto di produzione e la presenza di sostanze allergizzanti che potrebbero essere eventualmente presenti. 

Come accennato, però, chi è intenzionato a vendere dei vini italiani in uno o più Paesi stranieri – dalla Francia agli Stati Uniti – ha un'altra opportunità, che è quella di fare riferimento a un e-commerce: l'importante è, ovviamente, che il sito per gli acquisti sia tradotto in modo professionale. Il consiglio è quello di affidarsi a un'agenzia di traduzione e al suo staff qualificato: un negozio online che si presenta con degli errori o con degli strafalcioni non fa certo una bella figura con la clientela a cui si rivolge.

Geologia e vino

Geologia e vino sembrano mondi molto diversi e distanti apparentemente, ma in realtà la geologia e il vino hanno molti punti di contatto. Non c’è vino infatti senza vite: e la vite è una pianta molto esigente che per crescere bene e dare buoni risultati in termine di prodotto finale ha bisogno di un clima con importanti escursioni termiche stagionali, necessita di un’esposizione ben soleggiata (altrimenti l’uva non matura bene) ed ha bisogno di un terreno ben arieggiato e drenato, meglio se in pendenza. 

Come deve essere il suolo: 

il suolo rappresenta lo stadio finale dell’alterazione del substrato roccioso. Le rocce determinano le caratteristiche peculiari di un certo terreno, sia per quanto riguarda le proprietà fisiche che quelle chimiche e mineralogiche. 

Il suolo ha grande importanza per la crescita della vie e per il vino. 

Da un substrato roccioso,  si ha un certo suolo, una certa vite, un certo vino.  

Ad esempio prendendo in considerazione suoli ricchi di Azoto, tendono a dare origine a vini a bassa gradazione alcolica e dal sapore grossolano. 

Il Fosforo, diffuso sia in rosse sedimentarie che vulcaniche, conferisce al vino una certa finezza, e una ricchezza in colore. 

Il Potassio, comune nelle rocce vulcaniche, dà uve molto zuccherine: esempio il Passito di Pantelleria che viene prodotto sulle lave basaltiche isolane . 

Il Calcio, elemento presente nelle rocce calcaree, conferisce robustezza e gusto al vino. 

Suoli sabbiosi sono mediamente indicati per produrre vini di qualità, pur dovendo tenere in conto anche altri parametri ( microclima, esposizione ecc) dando origine a vini leggeri e profumati. 

Su suoli argillosi possiamo trovare vini alcolici e poco colorati. 

Da tutto questo, si può certamente dire che le caratteristiche di un vino siano influenzate in maniera determinante da un insieme di molti fattori naturali quali la composizione del substrato e del suolo,  il clima, oltre che dal tipo di vitigno,  dal metodo di coltivazione, di produzione e di conservazione. Ciascuno di questi elementi ha un suo effetto nelle fasi di “vitificazione” e “vinificazione”, la loro ssomma conferisce tipicità e unicità al vino. 

Questa idea che incorpora il concetto di territorio, comprende non solo fattori fisici, chimici, ma  anche antropici e storici. Tutti i fattori lavorano insieme per creare un “luogo” che infonde particolari caratteristiche al vino. Si inizia con la roccia e  il suolo che ne deriva, attraverso il clima e le pratiche  di coltivazione dei vigneti, per finire con l’arte dell’enologo e la percezione del consumatore. 

Il vino italiano affascina la Cina

Il consumo di vino cresce nei Paesi emergenti, dove non è mai stato parte della cultura.

L’Europa produce il 59% del vino mondiale, mentre nel nuovo Mondo ci sono due nuovi protagonisti produttivi: l’Argentina e la Cina.

L’Argentina è il quinto produttore mondiale di vino dopo la Francia, Italia, Spagna e Usa. La Cina in termini produttivi è a ridosso dell’Argentina.

In Asia, a portar avanti le importazioni è il Giappone, seguito dalla Cina, Hong Kong e Singapore .

La Cina è diventato ormai un mercato che attrae tutti i paesi esportatori per il numero di potenziali nuovi consumatori, sta investendo molto nella produzione del vino e in un futuro potrebbe diventare anche esportatore.

L’Italia vanta una tradizione vinicola piu’ antica, una varietà di prodotti che nessun altro paese al mondo può vantare. Secondo un rapporto dell’istituto IWRS : Istituto Britannico international Wine and Spirit Research, nel 2016 la Cina consumerà 3 miliardi di bottiglie di vino annue, diventando così il primo mercato globale nel giro di 20 anni. Per questo, il vino italiano in Cina ha enormi potenzialità di crescita.

Come hanno fatto questi paesi a competere con l’Italia o la Francia? I paesi del nuovo mondo hanno saputo creare le condizioni per un vantaggio competitivo. Indipendentemente dalle risorse iniziali, un paese può costruire le pre-condizioni per il successo delle proprie aziende.

Il vantaggio competitivo di una nazione non si fonda solo sulla qualità di risorse naturali di un paese, ma anche sugli strumenti messi in campo per creare un vantaggio competitivo.

I governi possono migliorare l’istruzione creare nuove infrastrutture, promuovere la formazione di capitali o attrarre capitali dall’estero.

Una azienda italiana,che ha esportato vino in Cina, tramite la parole del suo amministratore delegato, ritiene che i cinesi si stanno avvicinando al vino e anche il governo si è attivato affinchè venga apprezzato il prodotto. Lo stesso presidente cinese, si è fatto fotografare col bicchiere di vino in mano con lo scopo di incentivare il consumo di una bevanda più salutare rispetto ai tradizionali liquori . Noi italiani siamo arrivati in Cina relativamente da poco, però le nostre potenzialità di crescita sono enormi, ma non si può entrare nel mercato improvvisandosi, bisogna essere organizzati strutturati e avere le idee chiare su come muoversi. E’ importante avere un Local Manager preparato sul posto che sappia gestire in maniera ottimale l’attività sul territorio.

Questa figura , deve fare da tramite con l’azienda italiana deve quindi conoscere la lingua cinese e la cultura. I cinesi non conoscono ancora bene il vino bisogna insegnar lorole basi: partire dal come versarlo per arrivare a come abbinarlo, ma senza dubbio questo sarà un mercato che darà buoni frutti.

Vino e innovazione

Il confezionamento e la riconoscibilità delle bottiglie cono tra le maggiori innovazioni del prodotto.

Sempre più numerose sono le etichette intelligenti in grado di certificare l’autenticità del prodotto per mezzo di un Qrcode stampato con dei segni identificativi unici e non riproducbili oppure dotate di chip Nfc per fornire informazioni sul prodotto e sul produttore. Se il chip Nfc viene inserito nel tappo è possibile capire se la bottiglia sia stata aperta precedentemente o rabboccata, e le condizioni di trasporto e conservazione.

In un’azienda agricola californiana esiste una produzione molto tecnologica: il vino fermenta dentro una cava, all’interno di cisterne che vengono controllate in tempo reale da un sistema di densitometria austica. Le informazioni che vengono raccolte danno origine ad un enorme flusso di dati che viene visualizzato in una sala paragonabile a quella de una base astronautica, questo permette di capire ogni minima variazione di temperatura interna al mosto e correggerla dove può essere necessario.

L’innovazione tecnologica parte già fin dalla radice della vite: ci sono nuovi corroboranti di origine naturale, che migliorano la resistenza della pianta e le sue capacità di nutrirsi.

Dei sensori posti lungo il vigneto possono aiutare a tenere sotto controllo i parametri ambientali e la presenza di insetti.

Ottimo è l’utilizzo degli scarti: dalla fermentazione di una tonnellata di vinacce l’Universita’ di Adelaide è riuscita a ottenere fino a 400 litri di bioetanolo per utilizzare come combustibile, e altri resti possono essere utilizzati come fertilizzanti o cibo per animali. Utilizzo ottimale visto che ogni anno si producono 13,4 milioni di tonnellate di vinacce e che gran parte vengono di questi vengono distrutti.

Frivolo è l’innovazione in tavola del vino . Sono cambiati gli schemi di apparecchiatura della tavola: i ristoranti hanno sostituito la loro cristalleria adattandola alle esigenze dei consumatori che sono sempre più esigenti e desiderano bere il vino in calici adatti, trasparenti con coppe allungate e meno ampie.

Il bicchiere dell’acqua è diminuito d’altezza fino a diventare una coppa distinguendosi dai calici del vino.

Per accentuare la diversità dai cristalli destinati ai diversi vini e champagne, il contenitore per l’acqua è colorato in abbinamento con la tovaglia o con i fiori del centrotavola.

Può essere anche troppo pignolo seguire queste indicazioni, ma anche il bon ton deve seguire l’innovazione dei tempi e sarebbe opportuno che i libri di testo utilizzati dagli studenti delle scuole alberghiere siano modernizzati in modo che gli studenti non si trovino a dover fare in modo completamente diverso quando potranno entrare nel mondo del lavoro.

Vino e turismo in Italia

L’Italia è il primo paese produttore al mondo e il secondo per esportazione di vini cresce il fatturato dei vini italiani toccando la punta record: nel 2015, 10 miliardi.

Cresce anche il numero degli addetti e occupati in questo settore.

In questo momento cosi difficile il settore del vino fornisce opportunita’ di lavoro nella ristorazione agricoltura, turismo e altri settori inerenti.

L’Italia è il paese al mondo con la più antica tradizione legata al vino. Uno dei nomi attribuiti dai Greci alla nostra Penisola è stato : Enotria tellus, cioè terra del vino.

Ogni italiano nel momento in cui nasce diventa cittadino di ENOTRIA ed è naturale amico del vino.

La storia della viticoltura italiana risale agli anni intorno al 1000 a.c. quando i Greci conquistarono il bacino del Mediterraneo: durante le loro campagne di colonizzazione introdussero la coltivazione della vite nel nostro Paese, prima in Sicilia e Calabria per diffonderli verso il nord.

Il turismo del vino significa degustazione e acquisti fatti direttamente “in fattoria”.

Una tradizione, quella legata al vino nelle nostre campagne, che è l’ingrediente più stimolante dell’agriturismo: luoghi dove si può degustare e acquistare direttamente presso il produttore.

Sul turismo del vino sono stati condotti degli studi che hanno portato alla conclusione che il turismo del vino si integra con il turismo gastronomico creando un connubio molto importante.

Il turismo enogastronomico è legato alla buona cucina, all’acquisto di prodotti tipici, all’educazione alimentare.

La maggior parte degli agriturismi sono produttori di vino e protagonisti del turismo dello stesso.

Molti turisti stranieri vengono in Italia per le vacanze, per il buon vino e buon cibo.

E’ in crescita il numero delle cantine che investono a favore dell’accoglienza rendendo la loro cantina in un luogo aperto per incontri, eventi culturali, manifestazioni.

Dietro ogni sorso di vino c’è una storia e andare per cantina è il modo migliore per conoscerla.

Siamo il paese con il più alto numero di vitigni utilizzati (200) seguiti dalla Francia ( 87), siamo i maggiori produttori di vino (44,4 milioni di ettolitri nel 2014). Una dote così importante dovrebbe costituire un punto di forza per la nostra terra.

L’Italia dovrebbe essere al primo posto nel mondo enoturistico però ci sono altri paesi che ci stanno sorpassando (USA, Australia, Cile, Argentina) che hanno adottato un modello diverso con imprese giovani e di grandi dimensioni forte approccio al business e al marketing.

Gli organi di governo istituzionale territoriale e imprenditoriale devono cercare di promuovere strategie che facciano emergere il potenziale ancora non espresso dei nostri territori vitinicoli.

Un esempio di buon lavoro è dato dai Comuni del Chianti (San Casciano in val di Pesa, Tavernelle val di Pesa, Poggibonsi) grazie ad investimenti e politiche mirate ad accrescere la conoscenza dei territori, si sono valorizzate anche le bellezze artistiche di città come Firenze, Siena e la natura magnifica della Toscana.

Un bicchiere al giorno toglie il medico di torno: quando il vino è salutare

Oramai si sa, la verità sta sempre nel mezzo, e la salute si raggiunge sempre, o quasi, con la moderazione. Questo vale in particolar modo per una bevanda alcolica come il vino che, se assunta con dosaggi eccessivi, può portare a conseguenze anche estremamente gravi. D’altro canto il detto che un bicchiere di vino al giorno fa bene al cuore deve aver pure un fondo di verità, no?

 

In effetti il vino presenta una sorprendente gamma di effetti benefici. Questi coinvolgono l’apparato circolatorio, oltre a notevoli effetti positivi anche per le articolazioni.

I polifenoli come tannini e flavonoidi contenuti nella bevanda, in quantità particolarmente consistente nel vino rosso, sono infatti ricchi di antiossidanti e hanno proprietà anticancerogene.

I tannini inoltre sono anche attivi nello stimolo dello scioglimento dei grassi; favorisce inoltre un’azione protettrice della mucosa gastrica e sono importanti alleati nella lotta contro l’artrosi, l’arteriosclerosi e l’infarto.

 

E le calorie? È vero che passare in enoteca con eccessiva frequenza non farà sicuramente bene ai chili di troppo ma, altra faccia della medaglia, l’assunzione di piccoli quantitativi di vino può addirittura favorire il metabolismo. Questo perchè il vino aiuta a scindere gli alimenti introdotti nel corpo in sostanze semplici, in modo tale da facilitarne l’assorbimento cellulare. L’alcool permette infatti una maggiore secrezione salivare, contenente ptialina, un enzima che concorre nel processo di scissione primario. Il tutto permettendo anche un aumento del traffico intestinale. Inoltre l’alcool in dosi non eccessive da un senso di sazietà che, ovviamente abbinato a una dieta sana ed equilibrata, può essere un valido alleato per perdere peso.

 

Per gli astemi, esiste un metodo tutto esterno per poter godere degli effetti salutari provenienti dai vigneti senza iniziare a sentirsi da subito girare la testa. Alcuni centri benessere e istituti specializzati hanno infatti introdotto alcuni trattamenti proprio a base di vino: questi comprendo scrub, massaggi e impacchi. La “Wine beauty” insomma è una mania che recentemente ha preso piede nel mondo e che ha portato anche alla produzione di creme e lozioni ad hoc per diverse esigenze. Ad esempio possiamo trovare molti

Queste innovazioni nell’utilizzo del vino e delle proprietà dell’uva a livello estetico hanno in pratica dato vita a una nuova professione, quella dell’agriestetista, che promette di avere interessanti sviluppi per il futuro. Insomma, non tutte le cose buone fanno male alla salute, anche nel più impensabile dei casi.

Vini dell’altro mondo: il boom australiano e neozelandese

Direttamente dall’emisfero australe arrivano i prodotti vinicoli della Nuova Zelanda e dell’Australia. Le terre di Kiwi e canguri, sino a pochi anni fa considerate produttori vinicoli di serie B, sono arrivate negli ultimi anni ad affermarsi tra i maggiori produttori ed esportatori vinicoli a livello mondiale, con particolare attenzione al mercato cinese, dell’asia sudorientale e al Commonwealth Britannico.

 

Dalla liberalizzazione del mercato nel 1980 ad oggi, la produzione vinicola è aumentata del 400%, registrando picchi di interesse soprattutto da parte degli importatori asiatici, che stanno raggiungendo in questo senso i livelli del mercato Statunitense. Nel 2015 infatti la Nuova Zelanda ha raggiunto il suo record storico, con un fatturato di un miliardo di dollari nel settore dell’export vinicolo. L’Australia, d’altro canto, ha registrato una crescita del 66% per quanto riguarda l’esportazione dei propri prodotti in Cina.

 

La richiesta è aumentata enormente negli ultimi anni, portando anche i prezzi ad aumentare, in controtendenza con gli standard dei produttori europei che, invece, hanno optato per ribassare i prezzi sfidando la concorrenza.

 

Tallone d’achille per il commercio internazionale relativo a questi paesi è anche l’alto costo dei trasporti: le nuove tecnologie hanno però permesso di aumentare capacità di stoccaggio e rapidità nelle spedizioni, in modo da abbattere i costi di esportazione.

 

Ma quali sono i cavalli di battaglia della produzione vinicola di questi paesi? La Nuova Zelanda è celebre per il suo Sauvigon Blanc, molto diverso da quello francese, che presenta un sapore particolarmente aromatico e ricco. Altro vino rinomato è lo Chardonnay locale, coltivato nell’estremo sud: il tipo di terreno permette infatti di coltivare migliori tipi vigneti a bacca bianca. Inoltre negli ultimi anni è stata notevolmente implementata la produzione del Gewuztraminer. Per quanto riguarda i rossi, a dominare il panorama neozelandese è il Pinot nero.

 

In Australia invece troviamo un’importante produzione di Shiraz (denominazione locale del Syrah): la regione orientali del New South Wales e del Queensland sono le più rinomate per i loro vitigni e importanti per il loro volume di esportazione nelle altre regioni e al di fuori del paese, a cui si aggiunge il Victoria, dove vengono prodotti vini di particolare pregio. La regione dell’Australia Meridionale, al contrario, è quasi priva di vitigni: le condizioni climatiche non hanno permesso uno sviluppo florido del settore come nelle altre regioni.

 

Sebbene questa fetta di mercato proveniente dall’Oceania non abbia ancora raggiunto livelli di notorietà di quelli tradizionali Europei, la sua crescita rapida e le nuove innovazioni nel campo della coltivazione vinicola promettono uno sviluppo interessante, che potrebbe nel futuro alterare notevolmente le presenze di vini importati sugli scaffali europei.

ENOARTE IN CHINA

EnoArte protagonista in Cina

 

Interwine China 2016 – Dal 20 al 22 maggio 2016

China Import & Export Fair Complex Guangzhou (Cina)

Il  Paese/Continente continua a fare da volano all’economia mondiale e la classe alta/media diventa artefice di un profondo cambiamento socio-culturale. In questo contesto il Made in Italy è ricercato, oltre che copiato, è diventato uno status symbol di classe, dal fashion al food, dall’edilizia alla musica, all’arte, al vino. La Cina continua ad essere il motore del business economico e finanziario mondiale ma anche uno sconfinato serbatoio di start-up e nuove tendenze, una porta spalancata sul futuro.

Obiettivo su Interwine China edizione 2016: La Cantina toscana L’Arco vola in Cina per partecipare alla più importante Fiera di settore in programma a Guangzhou dal 20 al 22 maggio. La Fiera vedrà le cantine italiane impegnate a promuovere le loro eccellenze enoiche pronte a scommettere su uno dei bacini che in soli dieci anni ha visto un incremento del 57% dei consumi di vini fermi, passando dai dieci milioni di ettolitri del 2000 ai sedici milioni del 2013 (fonte: WineMonitor – Nomisma) rappresentando uno dei Paesi target fondamentali per l'export italiano.

La Cinacome afferma Lorenzo Mitola AD della Cantina Toscana L’Arco – e Canton ed Hong Kong in particolare, negli ultimi anni si sono affermate come centri nevralgici per la penetrazione nei mercati di tutto il continente asiatico, da qui la necessità delle nostre aziende di presidiare e tenere sotto la lente d'ingrandimento un mercato in continua evoluzione e che nei prossimi anni si auspica possa essere una delle piazze mondiali più importanti per l'export dei nostri vini.

Ho voluto proporre,  per questa edizione 2016, oltre alla degustazione dei miei vini, anche l’arte attraverso l’uso di questi, infatti sarà presente nel mio stand per cinque performance live l’artista fiorentina Elisabetta Rogai, famosa a livello internazionale per dipingere con il vino, tecnica unica da lei inventata nel 2010; infatti l’artista dipinge utilizzando il vino al posto dei tradizionali colori, in un modo decisamente diverso da ogni tentativo finora provato in quanto il vino invecchia letteralmente sulla tela, parallelamente al vino.

“E’ la terza volta che vengo in Cina – parla l’artista Elisabetta Rogai – e sono sempre sorpresa e affascinata dalla vita e dall’enorme movimento di gente che si vede nelle strade e l’interesse che il popolo cinese ha nei confronti degli italiani e dei nostri prodotti, e soprattutto per  la nostra cucina e il vino e, nel mio caso, per la mia tecnica di dipingere con il vino, arte e tecnica che li fa assistere a bocca aperta mentre dipingo, e ho deciso, per questa edizione, di privilegiare  soggetti di cavalli, che mi sono rimasti nel cuore dopo aver dipinto il Drappellone del palio di Siena 2015”

Nella più dinamica città della Cina, che durante l'ultimo quinquennio si è affermata come l'hub di riferimento per la commercializzazione e la distribuzione di vino in tutta l’area Asia-Pacifico ed in Cina, l'Interwine China, nella passata edizione, ha visto la partecipazione di oltre 1.000 espositori ed è stata visitata da oltre 20mila buyer provenienti da più di 80 Paesi, confermandosi un trampolino d'eccezione per introdursi e rafforzare il proprio brand nel mercato asiatico, molto sensibile ai prodotti italiani di alta qualità.

www.villalarco.it

www.elisabettarogai.it