La birra è una bevanda preparata fermentando il malto ottenuto dalla germinazione di cereali, in prevalenza orzo, nella maggior parte delle birre utilizzato esclusivamente. In Italia esiste la birra doppio malto, una dicitura che ha però un significato quasi esclusivamente legale, in quanto è correlata alla modalità di tassazione sulle birre introdotta in Italia negli anni ’60 del ‘900.
Caratteristiche di una birra doppio malto
Anche se la dicitura “doppio malto” può non essere chiara, essendo utilizzata da vari decenni ha acquisito delle caratteristiche specifiche. In particolare una birra doppio malto è solitamente abbastanza alcolica e ha un colore ambrato. Un esempio di questa tipologia ce lo propone la birra Menabrea con la sua doppio malto a 7,5% di alcol, un colore leggermente ambrato e un profumo pieno e ricco, con il malto a farla da padrone, accompagnato da aromi speziati e caldi. La dicitura “doppio malto” però non indica un preciso stile brassicolo, quindi è possibile trovare bottiglie con questa indicazione che contengono birre dalle caratteristiche più varie e particolari. Sulla bottiglia di Menabrea doppio malto, ad esempio, sarebbe possibile scrivere anche Dopplebock, che è di fatto lo stile brassicolo con cui è stata preparata questa birra a bassa fermentazione.
Il significato di “doppio malto”
Come detto, si tratta di una definizione legale; negli anni ’60 è infatti stata approvata in Italia una legge che riguardava la tassazione sulla birra, una delle bevande fermentate che nel nostro Paese costringe i produttori a saldare tasse più elevate. Per distinguere le birre il legislatore si basò sul grado alcolico e sui gradi Plato, che indicano la percentuale di zuccheri presenti nel mosto, prima della fermentazione. Più questi ultimi sono elevati e maggiore è lo zucchero presente nella soluzione a base di estratti di malto, prima che i batteri del lievito comincino la fermentazione, creando quindi un fluido più denso. In effetti questa caratteristica del mosto gli consente di raggiungere una gradazione alcolica più elevata; occorre, però, ricordare che tecnicamente la definizione burocratica “doppio malto” può essere usata per tutte quelle birre che presentano una gradazione alcolica superiore al 3,5%, con un grado Plato superiore a 14,5. Quindi di fatto esistono anche birre che possono essere denominate doppio malto con una gradazione alcolica non elevatissima.
Più malto, più aromi?
Visto che si tratta di una definizione puramente burocratica, non è detto che una birra doppio malto risulti più aromatica, più profumata o più scura rispetto a una che non si può fregiare di questa definizione. Nella prassi le birre descritte come doppio malto sono solitamente ambrate, ma potrebbero benissimo esserci birre che potrebbero essere così definite secondo i termini di legge, ma dal colore chiarissimo, le cosiddette bionde. Questo perché il colore della birra è dato soprattutto dall’eventuale tostatura cui è stato sottoposto il malto prima della preparazione del mosto. Anche per quanto riguarda il gusto, questo dipende da una lunga serie di fattori; dipende sia dal tipo di malto, sia dalla sua tostatura, sia dall’aggiunta nel mosto di luppolo, nelle prime fasi della fermentazione o solo alla fine della stessa. Nelle birrerie italiane però si può andare sul sicuro, una birra definita doppio malto sarà quasi certamente ambrata e offrirà un gusto speziato e corposo.