Perché scegliere un forno a legna per la tua pizzeria?

L'utilizzo di un forno a legna è più di una semplice modalità di cottura; è un ritorno alle radici della tradizione pizzaiola. Il calore irregolare che sfugge dalle fiamme vive del legno crea un ambiente di cottura ineguagliabile, dove il calore si distribuisce in maniera non uniforme ma ideale per pizze con una crosta perfettamente croccante e un centro ben cotto. Il legno utilizzato, come quercia, faggio o ciliegio, aggiunge una dimensione ulteriore al sapore della pizza, conferendo note affumicate leggere e aromatiche. L'aspetto visivo di un forno a legna è altrettanto importante, creando un'atmosfera rustica e autentica che attira e affascina i clienti, rendendo la pizzeria un luogo di attrazione culinaria.

I vantaggi del forno a legna rispetto ad altri forni

Il forno a legna per pizzeria offre una serie di vantaggi che vanno oltre il sapore migliore della pizza. Sono eccezionalmente efficienti nel mantenimento del calore, il che li rende ideali per lunghi turni di cottura senza il bisogno di rifornimenti frequenti di energia. Il calore accumulato nelle loro spesse pareti di mattoni o pietra permette anche un risparmio energetico significativo durante le ore di punta. Inoltre, il forno a legna può servire come punto focale del design del ristorante, aumentando l'estetica e l'attrattiva del locale. Non solo cuoce la pizza, ma diventa una parte dell'esperienza complessiva del cliente, aggiungendo un tocco di teatralità alla preparazione del cibo.

Come selezionare il forno a legna ideale?

Scegliere il giusto forno a legna richiede un'analisi attenta di vari fattori. Primo tra tutti, le dimensioni del forno devono essere proporzionate alle dimensioni della cucina e al volume di clienti previsto. Un forno troppo grande può risultare inefficiente in termini energetici, mentre uno troppo piccolo potrebbe non riuscire a soddisfare la domanda nei momenti di picco. I materiali di costruzione sono altrettanto cruciali; i forni costruiti con materiali di alta qualità come mattoni refrattari e pietre naturali offrono migliori capacità isolanti e durabilità. La facilità di uso e manutenzione sono anche aspetti da considerare, assicurando che il forno possa essere facilmente pulito e mantenuto per evitare interruzioni durante le operazioni quotidiane.

Alternative ai forni a legna

Se un forno a legna non si adatta alle esigenze di tutti gli ambienti o budget, esistono valide alternative come i forni a gas e i forni elettrici. Questi forni moderni sono spesso dotati di controlli di temperatura più precisi, che possono essere un vantaggio per i pizzaioli meno esperti. Sono anche più facili da mantenere e possono essere più ecologici, con minori emissioni dirette. Tuttavia, anche se queste alternative possono offrire convenienza e consistenza, spesso non riescono a replicare il sapore unico e la texture che solo un forno a legna può impartire alla pizza.

Dove trovare i migliori forni a legna?

L'acquisto di un forno a legna dovrebbe essere fatto tramite fornitori specializzati che non solo vendono i forni, ma offrono anche supporto post-vendita e servizi di manutenzione. È fondamentale selezionare un produttore che sia noto per la qualità e la durabilità dei suoi forni, così come per l'efficienza del servizio clienti. Valutare le recensioni, chiedere referenze a altri ristoratori e, se possibile, visitare altri stabilimenti che utilizzano i loro forni può fornire ulteriori assicurazioni sulla qualità del prodotto.

Perché i migliori pizzaioli preferiscono ancora i forni a legna?

Nonostante l'avvento di nuove tecnologie e l'evoluzione dei metodi di cottura, il forno a legna continua a essere molto amato dai pizzaioli che valorizzano la tradizione e la qualità. Questi forni non solo migliorano il sapore della pizza, ma arricchiscono l'esperienza culinaria rendendo ogni visita al ristorante memorabile e autentica. Il fascino del forno a legna risiede nella sua capacità di creare un'atmosfera unica e suggestiva, dove il calore e l'aroma del legno bruciato avvolgono gli ambienti, regalando un senso di calore e accoglienza. Investire in un forno a legna di alta qualità è un impegno verso l'eccellenza, la tradizione e la soddisfazione del cliente che cerca un'esperienza di pizza autentica e di alta qualità. Questo tipo di forno rappresenta un simbolo di maestria artigianale e passione per la cucina, elementi che si riflettono in ogni singola pizza, rendendola un capolavoro di gusto e tradizione.

Come cucinare un hamburger

Se ultimamente siete stati in qualche pub o in qualche steak house probabilmente sarete rimasti colpiti dagli hamburger che propongono. Si tratta spesso di panini molto gustosi, realizzati unendo tra loro ingredienti diversi con lo scopo di ottenere un sapore davvero unico. Ciò che forse non sapere è che anche voi potete cucinare un ottimo hamburger direttamente nella vostra cucina. Basta prendere qualche accortezza e divertirsi a sperimentare. Nel corso del tempo diventerete davvero bravi nel preparare gli hamburger.

Se volete fare i primi tentativi siete nel posto giusto: di seguito troverete tutto ciò che c’è da sapere su questi gustosi panini.

Quale carne comprare?

Dalla qualità della carne dipende la maggior parte del sapore dell’hamburger. Il nostro consiglio è di andare dal vostro macellaio di fiducia, o anche in uno dei supermercati dei dintorni, e scegliere dell’ottima carne. Gli hamburger per definizione si fanno con il manzo, e si possono trovare numerose varietà, come ad esempio la carne di angus e quella di scottona. Potete divertirvi a provare di volta in volta fino a trovare la carne che più si adatta ai vostri gusti. Attenzione ovviamente a conservarla nel modo giusto una volta arrivati in cucina, soprattutto se la vostra intenzione è di preparare il panino solo dopo qualche giorno.

La cottura della carne

Prima di portare il panino in tavola è fondamentale decidere quale sarà la sua cottura. Si tratta di un fattore strettamente personale, per cui se avete degli ospiti vi suggeriamo di chiedere a loro che cottura preferiscono.

I più esperti potrebbero riuscire a riconoscere fino a sei differenti livelli di cottura, ma noi vi consigliamo di limitarvi a tre: ben cotta, cottura media e al sangue. La cottura media è un ottimo compromesso che può soddisfare tutti, mentre la cottura al sangue è la più apprezzata da coloro che vogliono sentire il sapore originale della carne, che di solito è abbastanza intenso.

Alternative vegetali

Negli ultimi anni si sono fatte spazio numerose alternative vegetali che si possono acquistare senza problemi in molti supermercati. Sono prodotti apprezzati sia da vegetariani e vegani, sia da coloro che vogliono assaporare qualcosa di diverso rispetto alla classica carne.

Gli hamburger vegetali possono essere preparati anche nella propria cucina. Basta acquistare gli ingredienti e seguire le ricette passo dopo passo.

Gli altri ingredienti

Insieme alla carne andrebbero abbinati altri ingredienti, così da aumentare la farcitura. Pomodori, insalata e peperoni si abbinano molto bene alla carne, e lo stesso vale per diversi tipi di latticini.

I formaggi di solito si inseriscono durante la cottura, così da farli sciogliere direttamente sulla carne. Occhio anche alle salse, che in un buon hamburger non possono mancare.

Comprare il pane o farlo in cucina?

Un hamburger non è tale senza due fette di pane che lo racchiudano. La scelta del pane non deve in nessun modo essere sottovalutata, perché può cambiare radicalmente il sapore di questo piatto.

Si possono acquistare sia panini confezionati, sia prodotti nei forni delle vicinanze. Un tipo di pane molto diffuso per la preparazione degli hamburger è quello con i semi di sesamo.

Se invece l’idea è quella di proporre una cena completamente fatta in casa potreste cogliere l’occasione per imparare a preparare il pane. Su internet si possono trovare molte guide e tutorial utili per questo scopo.

Infine un piccolo suggerimento: prima di sistemare la carne dentro al pane scaldatelo leggermente, così da renderlo più croccante e gustoso.

Pizza vs Pinsa: Decifrare le Differenze per un Viaggio Gastronomico Unico

Nel mondo culinario, ogni ingrediente, ogni tecnica di preparazione e ogni ricetta ha una storia da raccontare. Una di queste storie è quella della pinsa, un prodotto gastronomico che, nonostante le sue radici antiche, è riuscito a rivoluzionare il mercato dell'arte culinaria nel corso degli ultimi vent'anni. Ma quali sono le differenze tra la pizza, piatto conosciuto e amato in tutto il mondo, e la pinsa, un termine meno familiare ma altrettanto gustoso? Scopriamo insieme queste sottili sfumature culinarie in un viaggio del palato, esplorando le differenze tra pizza e pinsa.

Il viaggio culinario della pinsa

La pinsa, nonostante le sue origini antiche, è un termine relativamente recente nel mondo gastronomico. Ha dovuto confrontarsi con la notorietà planetaria della pizza e ha dovuto lavorare duramente per guadagnarsi il riconoscimento. Ma, grazie alla sua qualità unica, all'innovazione continua e alla creatività dei suoi creatori, la pinsa è riuscita a farsi strada nel mercato culinario. Oggi, la pinsa è riconosciuta come un prodotto unico e distintivo, con oltre 5000 pinserie sparse in tutto il mondo.

Ma quando si tratta di differenze specifiche tra pizza e pinsa, molte persone potrebbero non essere in grado di elencarle tutte. Mentre la forma ovale della pinsa è un segno distintivo facilmente riconoscibile, le vere innovazioni risiedono negli ingredienti, nello specifico mix di farine utilizzato e nell'impasto, che rendono la pinsa un prodotto unico in termini di gusto, consistenza e valori nutrizionali.

Sei mai rimasto affascinato dal mistero culinario che avvolge la pizza e la pinsa? Se la risposta è sì, sei nel posto giusto per approfondire le sottili differenze tra questi due capolavori della tradizione italiana. Entrambi hanno radici antiche, una ricca storia e un sapore unico, che differisce da regione a regione, da chef a chef.

Composizione e Processo di Cottura: Un Mondo di Differenza

La prima differenza significativa tra pizza e pinsa riguarda la composizione della pasta. La pizza, come tutti sappiamo, è realizzata con farina di grano, acqua, lievito e sale. La pinsa, invece, ha una ricetta meno conosciuta: la sua base è un mix di farina di soia, riso e grano. Questa combinazione unica dà alla pinsa una consistenza leggermente diversa da quella della pizza, rendendola più croccante e digeribile.

Il processo di cottura rappresenta un altro elemento distintivo. La pizza viene cotta a temperature molto elevate per un breve periodo, mentre la pinsa necessita di una cottura più lenta e a temperatura moderata. Il risultato? Una crosta croccante per la pizza, una consistenza soffice e leggermente croccante per la pinsa.

Forma e Topping: L'Arte del Dettaglio

La forma e i topping sono altre due sottili differenze che contraddistinguono la pizza dalla pinsa. Mentre la pizza è tradizionalmente rotonda, la pinsa ha una forma ovale o rettangolare. Per quanto riguarda i topping, entrambi possono vantare una grande varietà di ingredienti, ma la pinsa è spesso arricchita con ingredienti più raffinati, esaltando il suo carattere unico e gourmet.

Quindi, pizza o pinsa? È una domanda che solo il tuo palato può rispondere. Che tu sia un amante della pizza tradizionale o un esploratore culinario in cerca di nuovi sapori, non c'è dubbio che entrambi hanno molto da offrire. E non importa quale scegli, ricorda sempre che la verità sta nel gusto!

Deliziando il Palato: Pizza e Pinsa, Due Esperienze Uniche

Abbiamo viaggiato attraverso le complesse e ricche tradizioni culinarie che contraddistinguono la pizza e la pinsa, esplorando le loro radici storiche, gli ingredienti, i processi di preparazione e cottura e, naturalmente, il loro gusto unico.

Nonostante le somiglianze superficiali, la pizza e la pinsa rappresentano due esperienze gastronomiche distinte. La pizza, con la sua crosta croccante, il suo ricco condimento e la sua storica connessione con Napoli, è un simbolo universale della cucina italiana. Allo stesso modo, la pinsa, con la sua consistenza leggera, croccante e allo stesso tempo soffice, le sue variazioni di condimento e le sue radici romane, offre un'alternativa intrigante e gustosa.

Il Viaggio Gastronomico Continua

Ma la bellezza della gastronomia sta nella sua infinita varietà e nell'opportunità di scoprire nuovi gusti e tradizioni. Che tu sia un fan della pizza o un novizio della pinsa, c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire e da assaporare. Dopotutto, il viaggio gastronomico è tanto un viaggio di scoperta quanto un viaggio del palato.

Invitiamo quindi i nostri lettori ad esplorare ulteriormente queste due tradizioni culinarie. Perché non provare a preparare una pinsa a casa o visitare una pizzeria locale per assaporare la vera pizza napoletana? Oppure, se stai cercando un'esperienza culinaria autentica, perché non visitare Napoli e Roma e provare questi piatti nelle loro città d'origine? La nostra guida alle differenze tra pizza e pinsa è il punto di partenza perfetto per il tuo prossimo viaggio gastronomico.

Arrosticini abruzzesi: un viaggio tra tradizione e gusto

Nell’immaginario collettivo, complici anche le temperature alte e le giornate lunghe e soleggiate, la voglia di mare e di vacanze diventa sempre più frequente ed insistente. L’Italia è ricca di paesaggi naturalistici, acque cristalline, spiagge e scogliere che accolgono numerosi turisti e visitatori ogni anno, offrendo servizi e momenti indimenticabili.

Tra le mete preferite e scelte dai turisti vi è l’Abruzzo. Una regione che soddisfa le richieste e realizza i desideri di quanti vogliono trascorrere le proprie vacanze all’insegna della natura e della pace ed, al contempo, non vogliono rinunciare alla movida.

Quando si parla dell’Abruzzo, regione compresa tra l’Appennino centrale e l’Adriatico, sono due gli aggettivi che balzano immediatamente alla mente, ossia forte e gentile. Infatti, la natura quasi ruvida e selvaggia si incontra con una storia lunga secoli testimoniata dalla presenza di palazzi, chiese e monumenti.

 

Gli arrosticini abruzzesi sono un’esplosione di sapori e profumi

Montesilvano, città in provincia di Pescara, è considerata essere un’eccellente meta turistica balneare per le sue acque cristalline e per la bellezza e la particolarità delle spiagge. Il turista che sceglie questa meta, però, non godrà soltanto della natura e del paesaggio, ma avrà anche la possibilità di effettuare un vero e proprio viaggio enogastronomico alla scoperta degli antichi sapori ancora oggi particolarmente apprezzati ed amati.

A tal proposito, infatti, è possibile soddisfare il palato gustando gli arrosticini abruzzesi a Montesilvano. La particolarità degli arrosticini consiste nel far parte della categoria street food. Infatti, è possibile immergersi nei gusti e nei profumi della tradizione culinaria abruzzese senza necessariamente fermarsi. Gli arrosticini take away sono serviti in un cartoccio da cui fuoriescono parte degli spiedini con i tocchetti uniformi di carne di pecora. Proprio come se fossero un bouquet di fiori, profumati e belli da guardare.

Il visitatore che sceglierà di assaggiare questo prelibato prodotto della tradizione culinaria regionale non sarà costretto ad interrompere la passeggiata tra le vie del centro cittadino. Insomma, gli arrosticini abruzzesi sono un viaggio nel viaggio alla scoperta delle origini di una terra che non smette mai di stupire, di sorprendere e di conquistare.

 

Le origini degli arrosticini abruzzesi

Gli arrosticini abruzzesi sono spiedini di carne di pecora, diffusi in tutta la regione, vero e proprio tratto distintivo della cucina locale. Volendo ricercare le origini di questo piatto ricco di sapori e di storia, è necessario affidarsi a quanto tramandato dalla leggenda. Difatti, si narra l’invenzione degli arrosticini è da attribuirsi a due pastori del Voltigno, collocando l’evento nel 1930 circa.

Accadde che i due pastori, per evitare sprechi della carne, tagliarono a tocchetti di circa un centimetro ciascuno la carne, anche in prossimità delle ossa della pecora. Successivamente al taglio, i piccoli pezzettini di carne divennero spiedini, in quanto furono inseriti su bastoncini di legno per poi, in conclusione, essere cotti sulla brace. Con il passare del tempo, pur restando invariata la tecnica di produzione, è possibile gustare anche alcune varianti di questa tipicità culinaria abruzzese.

In commercio, sono disponibili anche arrosticini di fegato serviti, talvolta, con salse piccanti, con la salvia oppure insaporiti con un filo di olio di tartufo.

Il galateo del caffè: come va servito e come berlo!

Talvolta vi deliziamo con articoli sul caffè e allora, apprendendo un interessante approfondimento sul blog del caffè calabrese per eccellenza, Caffè Aiello, trattiamo oggi un argomento davvero molto curioso ed interessante: il galateo del caffè.

Come servire e come bere la bevanda nera a casa e al bar secondo le regole del buon gusto.

Servire il caffè, al bar e a casa

Il caffè va sempre servito su un piattino, nella sua tazzina e con il cucchiaino posto alla destra di chi dovrà berlo. Anche il manico della tazzina dev’essere orientato a destra, per agevolare l’impugnatura di chi lo berrà. Se però siamo a conoscenza che il nostro ospite, o il cliente del bar, è mancino possiamo invertire tutto agevolando prese e impugnature sulla sinistra.

Nel caso il caffè fosse servito con un biscotto, un cioccolatino o un elemento della piccola pasticceria, questo va posto sulla sinistra del commensale, in un piattino coperto da una salvietta di carta o cotone.

Sia che si tratti del cliente di un bar che di un ospite a casa nostra, se è richiesto per macchiare il caffè, il latte va servito sempre con un piccolo bricco e mai direttamente nella bevanda, sebbene questa regola sia spesso sdoganata sia al bar che a casa, l’importante è sapere che il bon ton richiede sia servito così!

A casa il caffè dev’essere servito sempre dalla padrona di casa, anche se il resto del pasto non è stato servito da lei. Il caffè sarà portato a tavola su di un vassoio nella sua caffettiera se è stato fatto in una moka, purché sia ben lucida e pulita, oppure direttamente nelle tazzine se è stato fatto da macchine per caffè espresso. Zucchero, latte, cioccolata e dolciumi per accompagnare il caffè dovranno essere serviti sempre sul vassoio che, una volta poggiato sulla tavola, sarà svuotato servendo una persona per volta, partendo dalle donne. Se il vassoio non è sufficientemente grande per trasportare caffè e suoi contorni per tutti i commensali, sarà il caso di portare prima solo il caffè alle donne, poi solo il caffè agli uomini ed infine, quando le tazzine sono state servite tutte, portare a tavola latte, zucchero e dolciumi.

Come bere il caffè, al bar e a casa

Il galateo vorrebbe che per bere il caffè sia necessario prendere la tazzina con il suo piattino ed il cucchiaino posto al di sopra, poggiare la tazzina sul palmo della mano accessoria e, una volta zuccherato, girare il caffè tenendo sempre il piattino sul palmo della mano.

Terminata la fase di dolcificazione, per chi lo prende zuccherato, bisogna riporre il cucchiaino al suo posto sul piattino e prendere la tazzina avvicinandola più possibile alla bocca senza inclinare il collo.

Una volta terminata la degustazione bisogna riporre la tazzina sul piattino e solo a quel punto riposare piattino, tazzina e cucchiaino sul bancone del bar o sulla tavola della casa che ci ospita.

Mai lasciare il cucchiaino all’interno della tazzina ed anche per zuccherare il caffè esiste una regola: il cucchiaino deve fare movimenti rotatori dal basso verso l’alto, non solo per compiere un gesto elegante, ma anche e soprattutto per funzionalità: in questo modo infatti la schiuma non si smonterà e il nostro espresso conserverà la sua caratteristica cremina intatta.

Queste sono le principali regole del galateo per servire e per bere il caffè, al bar e a casa.
Ed ora, andiamo a prendere un bel caffè insieme!

Sacchetti per alimenti: meglio plastica biodegradabile o carta?

I danni dell’inquinamento da plastica sono ormai noti e per tale motivo già nel 2018 i sacchetti per alimenti in Italia sono realizzati in plastica biodegradabile. Questa soluzione però non risolve il problema ambientale né soddisfa i consumatori. Le buste in plastica infatti non sono per niente comode. Hanno una scarsa resistenza al peso e si rompono in men che non si dica. Le shopper in carta sono sicuramente la scelta migliore anche per il settore food. Vediamo subito quali sono i vantaggi dei sacchetti per alimenti in carta e come sfruttarli per promuovere al meglio la propria attività.

Perché scegliere i sacchetti per alimenti in carta?

Sfatiamo subito un falso un mito: le shopper in carta non meno resistenti di quelle in plastica, soprattutto se biodegradabili. I sacchetti per alimenti in carta sono caratterizzati da una maggiore resistenza al peso e alle temperature. A seconda dei prodotti maggiormente venduti è possibile realizzare la shopper più adeguata grazie alle varietà di tipi di carta disponibili e alle diverse grammature. A ciò bisogna aggiungere che queste shopper hanno un minore impatto ambientale rispetto alla plastica e sono inoltre riciclabili, riutilizzabili ed economiche. Su Mister Shopper ad esempio una busta in carta avana compresa di incisione con stampa a caldo costa soltanto 0,19 centesimi. Come puoi facilmente intuire la carta oltre ad essere ecologicamente sostenibile offre anche numerosi vantaggi.

Tutte le tipologie di shopper in carta

Come anticipato esistono diverse tipologie di sacchetti per alimenti realizzati in carta. Queste che seguono sono le buste in carta più utilizzate:

  • shopper in carta kraft: in assoluto le più vendute ed economiche. Sono caratterizzate da un’ottima resistenza e sono adatte a qualsiasi tipo di attività: bottega alimentare, attività di ristorazione con consegne a domicilio e asporto, pasticcerie etc.
  • shopper in carta riciclata: sicuramente le più ecologiche. Sono ideali per tutte quelle attività che hanno a cuore il tema ambientale e vogliono trasmettere tale valore ai propri clienti. Recentemente è stato inoltre dimostrato da uno studio che scegliere sacchetti di alimenti in carta riciclata aumenta le vendite: circa il 50% dei consumatori infatti preferisce brand che utilizzano packaging ecologici.
  • shopper di lusso in carta: si tratta della versione più costosa dei sacchetti per alimenti attualmente in commercio. La differenza qui la fanno la grammatura (che solitamente parte da 170 gr circa) ed i manici a cordino realizzati in cotone. Questi sacchetti sono particolarmente indicati per prodotti food gourmet come ad esempio panettoni e colombe artigianali.

 

Due elementi meritano particolare l’attenzione: i manici e la forma delle shopper. Se vendi prodotti piuttosto leggeri puoi scegliere un semplice manico a pattina se invece per quelli più pesanti è preferibile scegliere un manico ritorto in carta. Se vendi prodotti con prezzi medio/alti il manico in tessuto (cotone o raso) è la scelta ideale. In merito alla forma segui queste indicazioni:

  • sacchetti bassi e larghi: per tutte le attività di ristorazione che utilizzano principalmente vaschette per il take-away;
  • sacchetti alti: per le stuzzicherie ed i panini

Shopper personalizzate in carta per attirare nuovi clienti

Le buste non sono semplici contenitori che consentono ai tuoi clienti di trasportare i prodotti acquistati sono degli strumenti di marketing low budget molto efficaci. Una volta usciti dal negozio/ristorante fungono da veri e propri manifesti pubblicitari in giro per la città. Quelli in carta in particolare essendo riutilizzabili continuano a promuovere la tua azienda anche dopo l’acquisto/consegna. Grazie alla personalizzazione puoi realmente attirare nuovi clienti e promuovere il tuo brand o la tua attività. Come? Con un progetto grafico e slogan da stampare sulle tue shopper. Che sia il logo con i contatti utili o una campagna per promuovere saldi ed offerte speciali ti consigliamo di affidarti ad un’agenzia di comunicazione per elaborare una strategia efficace ed un ottimo fornitore per la realizzazione dei sacchetti per alimenti. Su Mister Shopper il processo di personalizzazione ed acquisto è davvero semplicissimo: basta selezionare le diverse caratteristiche delle shopper (stampa, colore, formato) ed inserire il progetto grafico con un semplice clic. Un ultimo consiglio: prima di fare un ordine online cerca informazioni sul fornitore. Le recensioni, quando presenti, sono un ottimo modo per farsi un’idea in tal senso. Oltre al punteggio bada anche al numero e alla data di pubblicazione delle recensioni. Meglio scegliere fornitori che abbiano un buon numero di recensioni aggiornate e con un punteggio medio da 4 in poi.

Prodotti tipici toscani da regalare

Si sa la Toscana è una delle regioni d’Italia molto apprezzata per via della natura, dei monumenti presenti, per non parlare poi della campagna verdeggiante o della riviera assolata. Ma vogliamo parlare della cucina toscana?

Fare un elenco con tutti i prodotti tipici toscani è impossibile, tuttavia per chi è in cerca di un regalo originale da fare ad un proprio caro perché non porre l’attenzione su qualche specialità toscana?

 

E allora vediamo quali sono i prodotti tipici toscani da regalare:

1. Biroldo della Garfagnana

E’ uno dei migliori salumi italiani che vale la pena assaggiare almeno una volta nella vita. In poche parole si tratta di un sanguinaccio preparato con testa di maiale, lingua, cuore e spezie (chiodi di garofano, noce moscata, anice stellato, cannella). Si consuma a fette direttamente sul pane.

2. Guttus

Chi non ha mai sentito parlare del Guttus alzi la mano! E’ una specie di gorgonzola di pecora davvero molto deliziosa. Pare che il nome deriva da un principe etrusco. La crosta ha una presenza di muffe e una pasta molto cremosa dal sapore sapido ma al tempo stesso piccante.

La stagionatura è di almeno 4 mesi. Per poter stagionare ha bisogno di un ambiente con umidità controllata.

Si può accompagnare con miele o cioccolato fuso oppure come unica portata in qualità di dessert.

3. Mortadella di Prato

E che dire della mortadella di Prato? E’ un altro salume dal profumo davvero prelibato. E’ un prodotto unico nel suo genere. La sua storia si perde nella notte dei tempi. Quando questo prodotto è nato, si trattava di un alimento molto povero tant’è che veniva preparato con gli scarti della carne di maiale e il tutto era aromatizzato con l’Alkermes. Ma negli ultimi 20 anni a questa parte la preparazione è cambiata, anziché prediligere gli scarti di maiale, si scelgono le carni di maggior pregio mentre la speziatura è stata ridotta notevolmente.

Insomma per chi vuole fare bella figura con questo salume il successo è garantito! E’ uno dei prodotti tipici toscani maggiormente prediletto e apprezzato.

4. Sfratto dei Goym

Si tratta di un dolce della tradizione ebraica. La sua forma è un biscotto cilindrico con ripieno di noci tritate, miele, noce moscata, scorza di arancia.

La sfoglia dell’involucro viene preparata con farina di grano tenero, zucchero, vino bianco e una spennellata di olio. Da tutto ciò si ottiene un dolce davvero molto squisito che vale la pena  assaggiare.

L’olio calabrese

Probabilmente quando si pesa alla Calabria una delle prime cose che viene in mente è senza dubbio l’olio, conosciuto in tutta Italia e non solo, considerato l’”oro verde” della regione, fonte di sostentamento e risorsa da non sottovalutare.
Il prodotto che si ottiene dalla spremitura della varietà di Olive Carolea viene riconosciuto come eccellente tanto dal punto di visita salutistico quanto da quello sensoriale.
Uno dei motivi che rende speciale ed unico l’olio calabrese riguarda i luoghi in cui si trovano le coltivazioni, esse infatti vengono ubicati in terreni dove viene praticata un’agricoltura di tipo estensiva, lontano da industrie, strade trafficate, discariche o qualsiasi fonte di inquinamento tale da compromettere la salute degli ulivi e di conseguenza l’olio.

Il New York Times

Non molto tempo fa il popolare giornale New York Times ha denunciato il ‘’suicidio’’ dell’olio extravergine attraverso quindici vignette atte a smascherare ciò che la Coldiretti denuncia ormai da anni e che riguarda l’assenza dell’obbligo di indicare, in etichetta, l’origine delle olive impiegate nell’extravergine.
L’assenza di tale obbligo non fa che determinare la presenza di truffe di non poco conto, l’assenza di una trasparenza che attualmente ognuno di noi dovrebbe reclamare come proprio ‘’diritto’’.
Tutto questo non fa che causare l’acquisto ed il consumo di prodotti che non hanno neanche lontanamente la qualità di quelli calabresi o di altra regione, mettendo a rischio il presente ed il futuro di un intero settore: gli agricoltori calabresi finiscono per essere sottopagati, le aziende agricole di tipo olivicolo iniziano a chiudere e nelle nostre tavole arrivano oli spacciati per Made in Italy ma in realtà miscelati con altri di scarsa qualità.
Quanto detto non può che determinare una presa di coscienza da parte del governo ed il conseguente utilizzo di alcuni dei finanziamenti per la regione Calabria, proprio per il settore di cui abbiamo discusso.

Tipi di Olio DOP

Nel territorio calabrese troviamo esattamente tre tipi di olio DOP: Bruzio DOP, Lametia DOP e Alto Crotonese DOP.
Il primo è un olio biologico prodotto attraverso la spremitura a freddo di olive di prima scelta, selezionate con lo scopo di ottenere un’alta qualità.
Il secondo si distingue per l sapore delicato e fruttato di media intensità e per la scarsa acidità, risulta inoltre ricco di polifenoli e Vitamina E.
Il terzo appare giallo dorato con riflessi verdi decisi, il suo odore è fruttato e di media intensità. È un olio armonico che alla fine ha un gusto amaro e piccante, adatto a chi apprezza queste note di gusto.

Diventa un vero Chef-fuoriclasse: ecco il migliore corso di formazione per chef

 

Molte persone credono di poter diventare chef da un giorno all’altro, semplicemente cucinando quanto più possibile tra le quattro mura domestiche, andando alla ricerca di ricette sempre nuove online oppure sui libri dei più grandi chef del mondo e guardando innumerevoli programmi di cucina in televisione. Coloro che credono di poter diventare chef in questo modo, vivono di false speranze. Quella dello chef è una figura professionale infatti davvero molto complessa, che necessita che molti diversi elementi si incastrino alla perfezione tra loro, una figura professionale che può nascere davvero e che ha delle speranze di fare carriera solo seguendo un buon corso di formazione. Ovviamente di corsi di formazione nel settore della ristorazione ne esistono a centinaia, ma tra le proposte più interessanti ci sentiamo in dovere di segnalare il corso chefuoriclasse di CEF – Centro Europeo di Formazione.

Questo è un corso eccellente perché non offre ai futuri chef solo la possibilità di scoprire ogni più piccolo segreto delle tecniche della cucina, ma perché garantisce ai futuri chef di comprendere appieno quale sia il loro ruolo in una cucina professionale. Uno chef deve essere in grado di realizzare i piatti secondo la tradizione, ma anche sempre con qualche piccolo accorgimento creativo ed innovativo, propendo nuovi abbinamenti che possano destare interesse negli ospiti del suo ristorante, e deve saper impiattare le sue pietanze al meglio così che sia possibile ottenere un eccellente effetto scenografico. Uno chef deve sapersi anche organizzare al meglio in cucina e deve saper sincronizzare i tempi di cottura in modo impeccabile. Deve però anche saper essere il capo della sua brigata, sapendo quindi sempre come approcciarsi al meglio con il personale della cucina ma anche con il personale di sala. Inoltre uno chef deve saper gestire anche le pratiche amministrative e burocratiche della propria cucina, deve saper gestire i soldi a disposizione, deve avere un’infarinatura di marketing così da poter fare pubblicità al meglio al suo locale e ai suoi piatti, deve saper organizzare eventi e tenere la contabilità. Certo, un giorno forse potrà anche delegare alcune di queste attività ad altri, ma solo se le conosce bene, in modo intenso, ha la possibilità di poter avere una carriera fertile, in ascesa, una carriera davvero carica di soddisfazioni. E il corso del Centro Europeo di Formazione consente di ottenere tutto questo, un corso insomma davvero completo.

Il corso chefuoriclasse di CEF è eccellente anche perché si tratta di un corso a distanza. Questo significa che il corso può essere seguito senza alcuna difficoltà anche da coloro che vanno ancora a scuola o da coloro che hanno un lavoretto part time e significa soprattutto che ognuno può studiare dal luogo che più preferisce, seguendo il proprio ritmo personale, con la possibilità insomma di dare sempre il massimo ed essere sempre concentrato. Ovviamente il corso prevede un’assistenza continua da parte del docente, così da poter fugare ogni dubbio e da poter affrontare le verifiche sempre al meglio. Inoltre il corso offre un apprendimento molto social, con la possibilità online di scambiare idee ed opinioni con gli altri corsisti e di dare il via a veri e propri dibattiti, perché alla fine solo attraverso lo scambio e la condivisione è possibile crescere, sia come figure professionali che come persone.

EnoArte di Elisabetta Rogai

Nell’occasione della V Edizione di Food&book,  Enoarte di Elisabetta Rogai, Mital e l’Azienda Agricola La Querce hanno voluto raccontare una storia che ha un passato lungo 8 mila anni…….

Una eccezionale performance live dell’artista fiorentina Elisabetta Rogai, che con  la sua esclusiva tecnica di EnoArte, già da anni brevettata su materiali quali tela, jeans e marmo, ha dipinto con il Sangiovese dell’azienda La Querce, interagendo con gli ospiti, una nuova creatura artistica ispirata alla Terra, dal titolo “Oltre le tenebre”.

Il vino-pittura utilizzato è stato un toscano fermentato e conservato in un gigantesco orcio di terracotta di Mital dell’Impruneta, il paese della terracotta, che è stato appositamente collocato in sala per il processo di creazione dell’opera. Un particolare omaggio al “paese dal colore rosso”, dove la storia legata a orci e Brunelleschi affonda le sue radici nel periodo Medievale, ma è stato anche un momento unico e raro per vedere in azione le inesplorate interpolazioni tra arte e vino realizzate dall’originale artista che vive, tramite la sua fervida e virtuosa attività, una perfetta simbiosi con la natura.

Mitale e Azienda Agricola La Querce, un insolito binomio d’arte per Elisabetta Rogai, terracotta e vino toscano de La Querce fermentato e conservato in un orcio di terracotta di Mital dell’Impruneta, il paese della terracotta, il  “paese dal colore rosso”, dove la storia legata agli orci e a Brunelleschi affonda le sue radici nel periodo Medievale,  la “civiltà del cotto“ nata nel XI secolo, che racconta di questo affascinante mondo color rosso brunito, dove vivono ancora grazie alle poche fornaci rimaste, le attività delle famiglie patriarcali di una volta. Terracotta e Vino, la terra toscana, una terra eccellente e di altissima qualità, il Galestro Imprunetino.

Quella del vino fermentato nella terracotta è un mercato di nicchia, ma si riscontra un grande interesse da parte di nomi importanti dell’enologia italiana e mondiale che porta a pensare ad un trend generale in ascesa La terracotta dell’Impruneta ha caratteristiche ideali per la vinificazione e la maturazione del vino, fornisce inoltre un ottimo isolamento termico e quindi ha la capacità preservare il vino da pericolosi sbalzi di temperatura, mentre la sua porosità consente allo stesso di conservare una giusta ossigenazione e tutto ciò, poiché la terracotta è un materiale inerte, avviene senza trasmettere alcun tipo di sapore, cosa che invece non accade quando il vino è conservato nel legno.  Altra caratteristica della terracotta è quella di conservare l’integrità dell’uva, il vino si presenta con un colore rosso porpora intenso, deciso e profondo, il profumo dona sensazioni di confettura di frutti rossi in primo piano accompagnate da note leggermente tostate, speziate e di pepe oltreché un sentore minerale dovuto alla terracotta. In bocca una certa morbidezza è resa vitale da una buona vena di freschezza e tannicità.

E la storia affascinante si è presentata durante la Cena della Legalità, format oramai consolidato dallo Chef calabrese Filippo Cogliandro che della propria arte culinaria ha creato un pretesto per parlare della “sua” terra connessa alla legalità, presso il Grand Hotel Croce di Malta, a Montecatini. L’occasione propizia per “ gustare un territorio” e conoscerlo attraverso i prodotti, i sapori, i profumi ed i colori: nel rispetto delle sue origini e della passione di quello che oramai per Cogliandro è diventato un “rito” tout court.

 

www.elisabettarogai.it

www.laquerce.com

www.terrecottemital.it

 

press: Cristina Vannuzzi