Proprio cosi, il vino gioca sicuramente un ruolo fondamentale per gustare un pasto, tant’è vero che esiste una sorta di “regolamento” nella scelta dal vino da proporre a tavola in base ai cibi preparati. Seppur non ferrea, queste regole suggeriscono ad esempio di non utilizzare mai un vino il cui gusto possa sovrapporsi a quello del piatto, oppure di utilizzare vini leggeri e poco corposi in abbinamento a piatti leggeri e poco elaborati e viceversa usando dunque vini corposi e tannici qualora si consumi un pasto robusto. Al vino è legata anche l’importante dibattito circo gli effetti positivi o negativi che un suo consumo regolare può avere sul corpo umano. Seppur non c’è un vero e proprio accordo assoluto, si può certamente affermare che bere il vino moderatamente ed assieme ad un bel piatto fa meno male di bere superalcolici ed in taluni casi potrebbe anche fare “bene alla salute”. Seppur interessanti, non è nostra intenzioni però soffermarci sulle regole da seguire a tavola o sugli effetti clinici che sono stati collegati all’uso del vino (e per i quali si potrebbe parlare per ore ed ore citando i più disparati studi dei ricercatori), ciò che invece abbiamo intenzione di fare è compiere un tuffo nella realtà campana analizzandone le eccellenze in campo di viticoltura.
La Campania ed i suoi vitigni:
La Campania nonostante il passare degli anni ed i vari avvenimenti storici, è rimasto uno dei territori più importanti della Penisola italiana (e forse anche europea) per quel che riguarda la varietà e la quantità dei vitigni che vengono coltivati. A rendere unica la varietà e la qualità dei vitigni campani ha contribuito certamente la posizione geograficamente strategica che la regione occupa nelle acque del mediterraneo e che l’hanno resa terra d’approdo per greci e fenici. Nel corso degli anni i viticoltori hanno mostrato un forte attaccamento alle radici storiche della regione ed anche in anni in cui le indicazioni del mercato sembravano andare in una direzione praticamente opposta, i vignaioli campani hanno continuato a credere fermamente nel valore storico e qualitativo delle loro coltivazioni tradizionali. Questa tendenza è più che evidente ancora oggi e difatti sulle tavole campana difficilmente si portano vini come il merlot o lo chardonnay o ancora il cabernet ed il sauvignon; tutti questi vini che hanno una tiratura internazionale hanno un ruolo marginale nelle viticolture campane.
Le viticolture autoctone:
Seppur con le dovute eccezioni (tra l’altro anche ben circoscritte) la maggior parte delle bottiglie di vino campano sono prodotte da sempre con uve autoctone, proprio per questo motivo il gusto del vino prodotto in questa regione ha un sapore unico e difficilmente riconducibile a modelli standardizzati. Proprio per questo motivo le produzioni locali hanno attirato l’attenzione di molti operatori ed appassionati di vino. Voler tracciare una mappatura completa di tutte la varietà di vino censite in Campania non è certamente un lavoro da poco: Solo una piccolissima parte dell’incredibile serbatoio di biodiversità è stata studiata nel dettaglio da un punto di vista genetico, agronomico od organolettico, eppure periodicamente su alcuni di questi vitigni pressoché sconosciuti al grande pubblico nascono dei progetti, non solo aziendali, con l’obiettivo di recuperarli e valorizzarli ben oltre i pochi filari in cui sono presenti. Eppure nel grande ed eterogeneo scenario dei vini, vi sono certamente alcuni nomi che oggi giorno rappresentano delle vere e proprie autorità nel settore.
I migliori vini della Campania:
Come abbiamo detto poc’anzi, nel vasto panorama campano si possono riuscire ad identificare alcuni vini che sono generalmente riconosciuti come “eccellenze campane” e qui di seguito vi parleremo proprio di questi vini. Tra prodotti provenienti dai versanti collinari delle province di Benevento ed Avellino, i vigneti terrazzati a precipizio sul mare della zona amalfitana, passando per Ischia e Capri sino a giungere alle pendici del Vesuvio; scegliere i prodotti migliori non è certamente cosa facile ma sono cinque i vini classici che emergono.
Aglianico: L’Aglianico è uno dei primi vini che abbiamo il È un vitigno antico, probabilmente originario della Grecia e introdotto in Italia intorno al VII-VI secolo a.C.dovere di citare, appartenente alla varietà di uve rosse l’Aglianico è una delle più diffuse del meridione. Le origini del nome non sono certe ma si suppone possa provenire da una storpiatura della parola Ellenico. Le uve di Aglianico sono anche utilizzate come base per il Taurasi ed il Falerno. Le caratteristiche di questo vino sono le seguenti:
- Epoca di vendemmia: media o tardiva (nel mese di ottobre)
- Vigoria: medio – alta
- Peso medio del grappolo: 150 – 250 grammi
- Acino: medio-piccolo, forma sferica; buccia molto pruinosa, di colore blu-nero, poca consistenza e medio spessore.
Falanghina: Altro vino importante in Campania è la Falanghina, in queste terre crescono due varietà di uve Falanghina ed entrambe vengono utilizzate per la produzione di eccellenti vini bianchi frizzanti. La falanghina è un vitigno molto antico, originario delle pendici del Taburno e di alcune zone dei Campi Flegrei. Per quanto riguarda le caratteristiche del vino, questo si presenta lievemente dolce e fruttato.
- Colore bacca: Bianca
- Foglia: media o piccola, cuneiforme, raramente orbicolare, trilobata e meno spesso pentalobata.
- Grappolo: lungo o medio, di media grandezza e compatto, cilindrico o conico, con un'ala corta.
- Acino: medio, sferoide, regolare Buccia: spessa e consistente, di colore grigio-giallastro, con buona presenza di pruina.
Lacryma Christi del Vesuvio: Questo vino è sicuramente uno dei più interessanti presenti in Campania, prima ancora che per il sapore per le leggende che ne accompagnano il nome. Qui di seguito vi riportiamo a citazione di una delle più suggestive leggende legate al nome: "Dio riconoscendo nel Golfo di Napoli un lembo di cielo strappato da Lucifero durante la caduta verso gl'inferi, pianse e laddove caddero le lacrime divine sorse la vite del Lacrima Christi". Oltre a questo vi sono poi altre versioni che narrano di Cristo in visita ad un eremita redento che prima del commiato gli trasforma la sua bevanda poco potabile in vino eccellente. Storie a parte parliamo del vino in sé. Il Lachrima si può trovare sia rosso che bianco e qui di seguito vi riportiamo le caratteristiche di entrambi:
Rosso:
- Colore: rosso rubino, talmente vivace e prorompente per cui sembra venuto fuori dal Vesuvio stesso
- Profumo: gradevole, profuma di frutta rossa e talvolta di spezie
- Sapore: secco e con un aroma armonico, complesso e corposo;
- Vitigni: Piedirosso e/o Sciascinoso (min 80%), Aglianico (max 20%);
- Gradazione alcolica: minimo 12%
- Produzione: massimo 100 qli/Ha, con una resa alla vinificazione non superiore al 65%
Bianco:
- Colore: giallo paglierino più o meno carico, con riflessi dorati;
- Profumo: gradevolmente vinoso, di un profumo intenso che ricorda le ginestre vesuviane con un trionfo di tonalità fruttate che vanno dalla mela cotogna, molto matura, a note di ananas, banana e pesca gialla;
- Sapore: secco e leggermente acidulo, ben strutturato, con un aroma fruttato-floreale di notevole persistenza aromatica
- Vitigni: Coda di Volpe bianca e/o Verdeca (min 80%), Falanghina e/o Greco (max 20%);
- Gradazione alcolica: minimo 12%
- Produzione: massimo 100 qli/Ha, con una resa alla vinificazione non superiore al 65 %
Piedirosso: Altro prodotto tipico della Campania, questo vino si ottiene a partire dalle uve di Piedirosso che crescono in tutta la regione. Conosciute anche con il nome di “Per’epalummo”(piede di piccione nel dialetto napoletano) queste uve devono il loro nome al colore della buccia delle loro bacche che ricorda proprio quella delle zampe di un piccione. Non lasciatevi ingannare però del nome che certamente non suscita una bella immagine, il sapore di questo vino saprà certamente conquistarvi, non a caso è considerato una specialità del posto. Qui di seguito elenchiamo le caratteristiche principali:
- colore: rosso rubino brillante più o meno intenso.
- odore: vinoso, gradevole, caratteristico.
- sapore: fruttato, asciutto.
Greco di Tufo: Siamo ormai giunti alla fine di questo tuffo nella napoletanità vinicola. L’ultimo vino che di cui vi vogliamo parlare è il famoso Greco di Tufo. Le informazioni storiche di questo vino non sono tantissime ma ciò che si certamente affermare è che Il vitigno fu portato nella provincia di Avellino, nella zona dei comuni di Tufo, dai Pelasgi della Tessaglia (Grecia), nel I secolo a.C.Il Greco di Tufo è un vino che beneficia della menzioneDOCG. Come tale è prodotto in otto Comuni dellaprovincia di Avellino. Da notare che il Greco di Tufo è uno tra i pochi bianchi in Italia che si presta all'invecchiamento. Per quanto riguarda le caratteristiche del vino come per i precedenti qui di seguito trovate le principali caratteristiche:
- colore: giallo paglierino più o meno intenso.
- odore: gradevole, intenso, fine, caratteristico.
- sapore: secco, armonico.
- acidità totale minima: 5,0 g/l
- gradazione alcolica minima: 11,50% vol.
- estratto non riduttore minimo: 16,0 g/l.
La fine del percorso:
Si conclude cosi la nostra mini guida tra i vini migliori che a nostro avviso sono coltivati nella Campania, il nostro consiglio e di provare voi stessi questi prodotti unici accostandoli al piatto più appropriato o degustandoli in buona compagnia.