Cambridge: cosa vedere e cosa fare in 1 giorno

A Cambridge non soltanto si beve buona birra, ma anche buon vino! Ebbene si, in Inghilterra qualcuno (soprattutto le donne) beve vino. Proprio così. 

Cambridge è una cittadina situata nella parte orientale della Gran Bretagna, a solo 80 km da Londra. Sorge sulle sponde dell'omonimo fiume e le sue origini sono molto antiche. Fondata dai Romani, la nascita di Cambridge risale infatti circa all’Età del Ferro. La piccola città è oggi nota in tutto il mondo per via del'omonima università, una tra le più prestigiose e famose del mondo, nota per le diverse scoperte in materia scientifica e matematica.

Cambridge è molto piccola, misura infatti solo 40 km quadrati e, per questo motivo, è possibile visitarla in una sola giornata. Sicuramente in questo articolo non parleremo di quali vini bere a Cambridge, anche se la lista di vini da poter degustare in questa città è davvero notevole. Parleremo invece di luoghi da visitare, ubriachi o meno, visto che qui si parla di vino e Londra. Ma quali sono i luoghi da vedere assolutamente se ci troviamo nella cittadina? Ecco tutto quello che c'è da sapere se si vuole visitare Cambridge in 1 giorno.

Visitare Cambridge in 1 giorno: i luoghi da non perdere

Con l'aiuto di Trucchilondra, abbiamo creato una guida su cosa vedere a Cambridge se si ha solo un giorno a disposizione. Date le sue piccole dimensioni, Cambridge è ideale da visitare in una sola giornata. Se ci si trova a Londra è infatti possibile raggiungere la località in modo facile e veloce, grazie ai treni molto frequenti che partono dalla stazione di Kings Cross. In alternativa, è possibile recarsi a Cambridge con i pullman National Express, che vi condurranno proprio alla stazione della cittadina.

Giunti alla stazione di Cambridge, troviamo subito un luogo da non perdere. Si tratta del "Giardino Botanico dell’Università di Cambridge", un’area verde in cui è possibile fare una passeggiata. Sulla via per il centro della città, troveremo la piccola chiesa di "Saint Botolph’s".

Nel centro di Cambridge, troviamo numerosi edifici dell'università, tra cui il "Corpus Christi College", nel quale vale la pena di visitare il "Corpus Clock", un particolare orologio progettato e costruito nel 2008 da Stephen Hawking. Questo si distingue dagli orologi tradizionali per via del fatto che è in grado di segnare l’orario esatto solo ad intervalli di 5 minuti, mentre nel resto del tempo segue un ritmo totalmente irregolare, che sta a simboleggiare la confusione che attanaglia l'esistenza del genere umano.

Proseguendo l'itinerario per le strade storiche della città, troveremo il "King’s College", uno dei più noti edifici universitari di Cambridge, costruito nel 1441. Quando si tratta di visitare Cambridge in 1 giorno, non si può fare a meno di visitare la "King's Chapel", ovvero "la Cappella del Re", una chiesa gotica in pieno stile inglese, che vanta uno dei cori più famosi al mondo. La cappella fu costruita nel 1515, in occasione dell'unione a nozze di Enrico VIII ed Anna Bolena.

Una volta visitata la cappella, si potrà proseguire la visita di Cambridge lungo la "King’s Parade", una strada storica che vi condurrà alla chiesa di "Great’s St Mary", la più grande della città. Qui, sarà possibile salire su una delle torri e godere di una vista spettacolare della cittadina.

Se si vuole visitare Cambridge in 1 giorno senza perdersi nemmeno una delle tappe principali della città, sarà necessario recarsi al "Senate House", la famosa struttura in cui vengono celebrate la lauree degli studenti dell'università. Proseguendo lungo la "King’s Parade", troverete un altro edificio storico ed interessante, ovvero la "Round Church". Si tratta di una chiesa dalla struttura rotonda, costruita da Anthony Salvin ed ispirata al "Santo Sepolcro" di Gerusalemme. Sempre lungo la strada principale, è inoltre possibile visitare le numerose aree verdi della città, tra cui i parchi di "Jesus Green", "The Backs", "Christ’s Pieces" e "Parker’s Piece".

Se avete l'opportunità di visitare Cambridge in 1 giorno, non potrete perdervi una attrazioni principali del luogo, ovvero il "punt". Si tratta di un'imbarcazione tipica della zona, simile alle gondole di Venezia. Potrete noleggiare una di queste barche lungo le rive del fiume Cam oppure prenotare un "punter" (ovvero un professionista che guiderà l'imbarcazione) e fare un giro lungo il fiume. Durante l'escursione, potrete visitare lo splendido "Mathematical Bridge", che si trova, appunto, lungo il fiume Cam. Una volta scesi dalla barca, potrete recarvi a visitare la "Wren Library", situata all'interno del Trinity College, in cui potrete ammirazione le edizioni originali di moltissimi libri celebri.

Per quanto riguarda i ristoranti e i pub, nel centro storico di Cambridge potrete trovare moltissimi locali in cui mangiare, da quelli che offrono piatti tradizionali del luogo, a quelli etnici. Essendo una città ricca di studenti universitari, Cambridge è inoltre ricca di pub in cui mangiare, assaggiare la birra tipica e godere di spettacoli di musica dal vivo. Tra questi, i più famosi sono: il pub "The Boat Race" situato al 170 di East Road, il "The Eagle", famoso perché fu il luogo in cui venne annunciata n'importante scoperta scientifica, ovvero quella del DNA. Altrettanto noto e frequentato dai turisti è il "The Pickerell Inn", il locale più antico di Cambridge.

La novità dei temporary restaurant

 

“Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma” diceva nel ‘700 il biologo francese Antoine-Laurent de Lavoisier. Una frase divenuta poi negli anni un assioma cardine non solo per quanto riguardo tutto l’universo scientifico, ma anche allargandolo a tutto il contesto generale dell’esistenza. Un costante mutamento e adattamento quindi della natura ma anche dell’uomo, che nel corso dei secoli ha saputo come un camaleonte mutare pelle a seconda delle epoche. Ora nel ventunesimo secolo il web sta rivoluzionando il nostro modo di vivere, anche se in maniera più lenta di quello che alcuni decenni fa potessimo immaginare quando guardavamo a questi anni come un’epoca già totalmente in mano alla tecnologia, ma non è solo dalla rete che possono arrivare le novità per cercare di adattarsi al cambiamento dei tempi. Da sempre nei periodi di crisi l’ingegno umano viene messo in risalto per idee e soluzioni ed il settore della ristorazione, uno di quelli cardine ma più fortemente esposto alle criticità, deve pure saper rinventarsi. Così ecco pullulare offerte e take away, ma dagli Usa arrivata un’altra novità, già presente in alcuni hotel di Milano e al Cohouse Roma. Parliamo del temporany restaurant, un nuovo modo di intendere la ristorazione e soprattutto di massimizzare per gli imprenditori gli spazi che possiedono.

Di cosa si tratta ?

I temporany restaurant nascono a New York ed ora, adattandosi naturalmente anche alla tradizione culinaria italiana, sono ormai in forte espansione anche da noi. Si tratta in pratica di adattare a tema spazi dotati già di una cucina idonea e certificata, oppure di allestirla una a modi di catering, ospitando così eventi particolari e chef stellati. Capita così che questi fuoriclasse dei fornelli facciano dei veri e propri tour nelle varie città, allestendo per una sera o alcuni giorni veri e propri ristoranti nelle location più varie, creando così eventi unici che poi possono essere accompagnate anche da musica e spettacoli. Da noi una cosa simile avviene nei matrimoni, dove spesso viene fatto del catering in luoghi suggestivi e mozzafiato, naturalmente per chi può permetterselo. Qui invece si tratta di creare veri e propri ristoranti, naturalmente sempre nel rispetto di tutte le normative vigenti,  che possono variare poi come veri e propri programmi sia nel menù che nell’arredamento. Ecco quindi susseguirsi chef magari africani accompagnati anche dal mutamento della location per fare da adeguato sfondo alla cena, per poi trasformare tutto magari la settimana dopo per accogliere un cuoco che viene da una tradizione diversa. Mutare e sorprendere, questo è il segreto dei temporany restaurant.

 

La movida a Roma: i migliori posti dove bere

State organizzando la vostra vacanza ma siete indecisi se scegliere il divertimento in una città come Milano o la cultura a Roma? Siamo abituati a conoscere Roma attraverso la sua storia, ogni posto nella Capitale racconta un qualcosa avvenuto secoli fa, non a caso è stata definita la Città Eterna. Questo però ha fatto si che su di essa siano nati un po’ dei falsi miti. Ma Roma è solo una città capace di offrire un turismo di tipo culturale? I bene informati sanno che non è esattamente così. La città di Roma è stata definita Caput Mundi proprio perché in un certo qual modo tutto nasce qui e poi si diffonde nel mondo. Non a caso è soprannominata Capitale della cultura, ma anche della musica, della moda, dello spettacolo, del teatro e perché no anche della movida, anche se qualcuno vi dirà che in questi ambiti sono altre le città italiane che primeggiano. Per questi motivi è obbligatorio sottolineare che alcune delle più importanti discoteche, che ancora sono nel fiore della loro attività, sono nate proprio nel cuore di Roma, un pratico esempio è il Piper che negli anni 60’ è stata la prima casa musicale di artisti come Patty Pravo. Nell’arco degli anni però sono diverse le discoteche Roma che si sono fatte spazio nel panorama cittadino, incrementando così anche l’afflusso del turismo notturno.

Le discoteche che possono essere raggiunte più facilmente, ad esempio, si trovano nel centro storico come ad esempio il Zuma Palazzo Fendi dove si riuniscono molto spesso alcuni volti noti del mondo dello spettacolo. La costante voglia di divertirsi dei giovani romani e dei turisti ha permesso però la nascita e l’incremento di queste attività, rivitalizzando così alcune zone di Roma che qualcuno considerava ormai spente da tempo. In questo caso possiamo fare un riferimento immediato alla zona circostante il Ponte Milvio, dapprima ammirata per la sua storia ma dove oggi è possibile trovare i locali più in della città. Un’altra zona da non sottovalutare per gli amanti della movida senza ombra di dubbio è quella di Trastevere. Questo ad esempio è il quartiere dove, soprattutto durante il fine settimana, si concentra la maggior parte delle serate romane. Qui gli amanti della musica possono trovare ogni genere di divertimenti potendo trovare delle discoteche che arricchiscono le loro serate con musica live oppure affidando il dj set a professionisti del mestiere.

All'interno dei locali della capitale cì è la possibilità di bere magnifici coktail e gustosi bicchieri di vino.

Ice bar allo scoperta delle nuove tendenze

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Tra le tendenze più in voga in questi anni troviamo gli ice bar, che riscuotono un grande successo di pubblico attirato dal fascino della novità e oggi anche alcuni locali italiani si stanno lasciando attirare da questo nuovo design, che si vuole affiancare alle discoteche Roma, sempre di moda

Come già suggerisce il nome il centro di questi nuovi locali è il ghiaccio e il freddo, infatti qui troviamo le mura interne che sono costituite da grandi blocchi di ghiaccio e anche l’arredamento che può comprendere: gli accessori, il bancone, i tavolini e gli stessi bicchieri dove bere sono fatti di ghiaccio, l’unica parte che non è ghiacciata è il tetto e il pavimento per evitare chiaramente incidenti pericolosi, altrimenti per entrare in questi luoghi ci sarebbe bisogno di pattini per il ghiaccio.

All’interno degli ice bar la temperatura varia dai- 5 ai -10 gradi e le bevande che vengono servite contengono soprattutto vodka e tequila probabilmente per alzare la temperatura corporea con bevande dall’alta gradazione alcolica.

E’ molto importante sapere che quando si entra in un ice bar si ha un tempo limitato per visitare questi locali e questo varia dai 30 ai 70 minuti per evitare di avere problemi di salute e rischiare quindi l’ipotermia.

Alcune città con gli ice bar più famosi al mondo

Orlando- Stati Uniti

Ad Orlando negli Stati Uniti c’ è uno degli ice bar più famosi del mondo, qui  i clienti si possono rinfrescare dal caldo torrido della Florida.

L’ice bar di Orlando è il primo ice bar permanente degli Stati Uniti e presenta al suo interno alcune meravigliose sculture di ghiaccio, opera del maestro Master Carver,  vincitore tra l’altro del premio internazionale al Ice Carving Olympics, il grande festival dedicato alle sculture di ghiaccio.

Il locale è costruito con 50 tonnellate di ghiaccio e presenta interni lussuosi, che ne fanno un vero e proprio palazzo di ghiaccio.

Stoccolma- Svezia

Non poteva mancare un ice bar nella penisola scandinava e quello di Stoccolma è sicuramente uno dei più importanti di tutto il panorama europeo.

L’ Absolut Ice Bar è una metà obbligatoria per tutti coloro che si trovano in Svezia e si distingue per la particolarità dei cocktail serviti in cubi di ghiaccio e inoltre questo locale viene rinnovato ogni 6 mesi con nuove strutture e sculture di ghiaccio.

Tokio- Giappone

Il Giappone considerato da sempre un paese all’avanguardia non poteva rimanere indietro per quel che riguarda gli ice bar e infatti nella capitale del sol levante abbiamo uno dei bar più rinomati di tutta l’Asia.

In questo locale si paga un caro biglietto, circa 30 yen, che vi permetterà di gustare cocktail in bicchieri di ghiaccio in una speciale location dove le sedie sono rappresentate da grandi ruote di ghiaccio.

 

 

Le proprietà del vino a portata di cosmetici

Bere un bicchiere di vino durante i pasti fa bene non solo alla salute ma anche all'umore e alla pelle ed è proprio grazie alle sue proprietà antiossidanti e ai suoi innumerevoli benefici che le case cosmetiche hanno deciso di creare dei prodotti per la pelle a base di vino. Questa tendenza si chiama Wine Beauty ed è stata presentata la prima volta nel 2015, in occasione del Vinitaly di Vicenza.

Le aziende produttrici di cosmetici hanno deciso di sfruttare i benefici di questo super antiossidante utilizzando per i loro prodotti non solo il vino ma anche l’uva, le foglie di vite, i tranci di vite, ingrediente principale rimane tuttavia il vino rosso (un potente antiossidante), ma alcune case cosmetiche utilizzano anche lo spumante nella creazione dei loro prodotti. Molte di queste brand, inoltre, sono molto attente anche al problema dell'ambiente e di conseguenza all’eco-sostenibilità, per questo, durante il processo di produzione dei cosmetici cercano di usare gli scarti della vite che altrimenti, se non utilizzati, vanno buttati.

In Italia la diffusione della Wine Beauty si deve soprattutto alla Coldiretti e ai mercati di Campagna Amica che hanno visto il potenziale di sfruttare le proprietà del vino nella produzione di crene e sieri di bellezza.  

Vediamo ora quali sono i cosmetici a base di vino più amati e utilizzati dalle donne insieme al blog makeup Donna e Dintorni.

Si chiama Vinoperfect la linea promossa dalla famosa casa cosmetica francese Caudalìe, questa linea ha come obiettivo principale l’eliminazione delle macchie e l’uniformità dell’incarnato attraverso l’utilizzo di sieri, creme viso e creme colorate tutte con protezione solare. Caudalìe ha pensato bene di utilizzare le proprietà del vino in questa sua nuova linea di creme. L’ingrediente principale alla base di questi prodotti è la viniferina estratta da tralci di vite, questo ingrediente è conosciuto e utilizzato dai contadini francesi, essi infatti lo utilizzano già come schiarente delle macchie cutanee e per avere un incarnato uniforme e luminoso.

Alchimia Natura, la famosa brand produttrice di cosmetici bio, ha invece lanciato la linea Bacco di…Vino che oltre a estratti di vite e uva nera presente nell’Appennino Modenese, utilizza anche i benefici antiossidanti di altri frutti come il melograno, il ribes e il mirtillo. I prodotti presenti in questa innovativa linea sono ricchi di polifenoli e contengono il Resverartolo un antiossidante che combinato con le vitamine A, C, E allieva le infiammazioni cutanee e stimola la produzione di collagene.

Borsa di Studio Vincenzo D’Isanto de I Balzini Winery

ROMINA RIDOLFI

vince la borsa di studio

VINCENZO D'ISANTO di I BALZINI WINERY.

 

Salvador Dali'   diceva che  i veri intenditori non bevono vino, ma degustano segreti……

Ma Antonella e Vincenzo D’Isanto contraddicono brillantemente l’artista Dalì,  una delle figure più eclettiche del ‘900, loro producono il vino, lo bevono  e degustano anche segreti perché il loro brillante sodalizio dura da anni, un fil rouge che li vede insieme, impegnati, sempre accanto, legati sia sul lavoro che in fattoria.

Sono proprietari infatti dell’Azienda agricola I Balzini  che sorge nel comune di Barberino Val d'Elsa e in un settembre caldo, ancora estivo, nel mese dedicato alla vendemmia, quando in Italia si celebra il vino, da I Balzini si premiano i giovani più promettenti  in occasione della terza edizione della "Borsa di Studio Vincenzo D'Isanto", iniziativa promossa e ideata dall'azienda vitivinicola I Balzini in onore del proprio fondatore Vincenzo D'Isanto.

In un prato suggestivo, all’ombra di un grande albero e sotto un romantico balcone, a metà strada tra Firenze e Siena, alcuni tra i più promettenti neo sommelier della delegazione AIS di Firenze si sono contesi la borsa di studio "Vincenzo D'Isanto": un assegno di 700 euro, pari al costo d'iscrizione al corso di terzo livello. Una vera e propria sfida a colpi di degustazioni fra i migliori sommelier della delegazione AIS di Firenze che ha visto vincere il primo premio Vincenzo D'Isanto una grande Romina Ridolfi in una finale tiratissima davanti ad Anna Maria Taccioli e Valentina Mannucci.

"Da sempre I Balzini – spiega la moglie di Vincenzo Antonella D'Isanto, da qualche anno alla guida dell'azienda e Delegata Regionale de Le Donne del Vino della Toscanasi impegna nella diffusione e promozione della cultura del vino e del bere consapevole. Crediamo, infatti, che i giovani Sommelier di oggi ereditino sia l'onore che la responsabilità di coltivare e trasmettere questi valori. Valori che rappresentano certamente una passione ma anche la possibilità di costruirsi un futuro professionale e un bene inestimabile per tutto il nostro territorio".

Vincenzo D'Isanto è sommelier Ais dal 1984 ed è proprio nel 2014, in occasione dei festeggiamenti per il trentesimo anno di iscrizione all'Associazione, che Antonella ha deciso di istituire una borsa di studio che incentivasse e stimolasse i neo Sommelier a proseguire nel proprio percorso.

La giornata di gara ha previsto, durante la mattinata, lo svolgimento della prova scritta e di quella di degustazione bendata, durante la quale i candidati hanno dovuto riconoscere un vino de I Balzini. Nel pomeriggio, i tre candidati che hanno ottenuto i migliori risultati si sono affrontati in una prova orale, aperta al pubblico, durante la quale, tra l'altro, hanno raccontato l'azienda.

In palio, oltre al rimborso del corso per il primo classificato e una targa celebrativa, ci sono stati anche una doppia Magnum e una Magnum de I Balzini White Label per il secondo e il terzo classificati.

Vincenzo e Antonella D’Isanto, da una vita, una passione comune, tenersi per mano e camminare insieme lungo i viottoli, tra i filari e i terrazzamenti de I Balzini…..

 

marketing@ibalzini.it

www.ibalzini.it

text cristina vannuzzi

La fotoferesi extracorporea (ECP), inclusa l’immunomodulazione THERAKOS® ECP di Mallinckrodt, riceve l’approvazione per il rimborso dal Dipartimento federale dell’interno Svizzero

La fotoferesi extracorporea (ECP), inclusa l’immunomodulazione THERAKOS® ECP di Mallinckrodt, riceve l’approvazione per il rimborso dal Dipartimento federale dell’interno Svizzero

CHESTERFIELD, Inghilterra, August 23, 2016 /PRNewswire/ —

Mallinckrodt plc (NYSE: MNK), azienda farmaceutica specializzata leader del settore, ha annunciato che il Dipartimento federale dell’interno (DFI) Svizzero ha approvato il rimborso in Svizzera del trattamento con fotoferesi extracorporea (ECP) per i pazienti affetti da sindrome da bronchiolite obliterante (BOS) in seguito a trapianto di polmone. Mallinckrodt Pharmaceuticals offre la terapia ECP attraverso le proprie piattaforme terapeutiche THERAKOS®, incluso il sistema di fotoferesi di ultima generazione THERAKOS® CELLEX®.

La decisione del DFI riguarda l’uso dell’ECP in Svizzera come terapia di salvataggio per i pazienti affetti da BOS sotto regime di immunosoppressione aumentata e antibiotici macrolidi come immunomodulazione. Questa è la prima approvazione di una valutazione tecnologica sanitaria per l’ECP nella BOS da parte di un’autorità governativa nazionale regolatoria.

La richiesta iniziale di approvazione da parte del DFI è stata presentata dal programma trapianti dell’Ospedale Universitario di Zurigo e supportata da Mallinckrodt. E’ stata successivamente seguita, nel settembre del 2015, da una valutazione tecnologica sanitaria con una dettagliata analisi delle informazioni scientifiche, economico-sanitarie e di valore sull’ECP nei pazienti affetti da BOS. L’approvazione del rimborso è entrata in vigore il 1° agosto 2016 ed è soggetta a rivalutazione alla fine del 2019, sulla base di eventuali nuovi dati raccolti a tale data.

“L’approvazione del rimborso rende questo importante trattamento immunoterapico maggiormente disponibile per i pazienti svizzeri che hanno esaurito le altre terapie possibili per la cura di questa patologia”, ha dichiarato Mark Trudeau, Presidente e Amministratore delegato di Mallinckrodt. “Inoltre dimostra il potenziale di fondo di questo asset altamente duraturo e il contributo che secondo noi può apportare alla nostra crescente attività ospedaliera.”

Ogni anno in Svizzera vengono svolti circa 50 trapianti di polmone[1]. In base ai dati del registro internazionale, circa la metà dei pazienti sviluppano la BOS dopo i cinque anni successivi il trapianto di polmone.  Il tasso di BOS sale al 75% dopo oltre dieci anni, nonostante l’immunosoppressione permanente.[2] La BOS è associata a una riduzione progressiva della funzionalità polmonare (Volume Espiratorio Forzato in 1 secondo, FEV1) e in ultima sede alla morte per insufficienza respiratoria. La BOS è la principale causa di morte ad un anno dal trapianto di polmone ed è il motivo principale degli esiti inferiori a lungo termine degli interventi di trapianto del polmone.[3] Circa il 20% dei pazienti che ricevono un trapianto di polmone muore a causa di infezioni opportunistiche e tumori secondari.[4]

I pazienti che sviluppano la BOS dopo aver ricevuto un trapianto di polmone sono comunemente curati con regimi alterati/aumentati di immunosoppressione e un ciclo di antibiotici macrolidi come immunodoulazione. Se la riduzione di funzionalità polmonare progredisce, è possibile ricorrere a varie opzioni terapeutiche di salvataggio. Tuttavia, la necessità di trovare un equilibrio tra il declino progressivo della funzionalità polmonare e il tentativo di limitare il rischio di infezioni riduce le terapie immunosoppressive di salvataggio a disposizione.[5] L’ECP è una terapia immunomodulatoria che non agisce come immunosoppressione aggiunta, ma anzi come immunomodulazione generalizzata. Questa terapia può rallentare o persino interrompere il declino della funzionalità polmonare senza i possibili e gravi effetti collaterali dell’immunosoppressione, incluse le infezioni opportunistiche.[6]

Mallinckrodt è l’unico fornitore al mondo di sistemi integrati per la somministrazoine di Fotoferesi Extracorporea (ECP), e i suoi sistemi vengono usati da centri medici accademici, ospedali e centri di cura in oltre 30 Paesi. I sistemi THERAKOS® sono stati utilizzati per erogare oltre 1 milione di trattamenti di fotoferesi in tutto il mondo.

Mallinckrodt plc
Mallinckrodt è un’azienda globale che sviluppa, produce, commercializza e distribuisce terapie e prodotti farmaceutici specialistici e biofarmaceutici, oltre a prodotti per l’imaging nucleare. Gli ambiti di specializzazione includono le patologie rare e autoimmuni nelle aree specialistiche di neurologia, reumatologia, nefrologia, pneumonologia e oftalmologia; terapie per l’immunoterapia e la terapia intensiva respiratoria neonatale; prodotti analgesici ed emostatici; e farmaci per il sistema nervoso centrale. I principali punti di forza dell’azienda includono l’acquisizione e la gestione di materie prime altamente regolamentate e risorse specializzate nel campo della chimica, della formulazione e della produzione. Il segmento Marchi specialistici dell’azienda include i farmaci a marchio, il suo segmento Generici specialistici include i farmaci generici specialistici, gli ingredienti farmaceutici attivi e la produzione esterna, mentre il segmento Imaging nucleare include gli agenti per l’imaging nucleare. Per maggiori informazioni su Mallinckrodt, visitare http://www.mallinckrodt.com.

Mallinckrodt impiega il proprio sito web come canale di distribuzione di importanti informazioni aziendali, quali comunicati stampa, presentazioni agli investitori e altri dati finanziari. Inoltre, l’azienda utilizza il proprio sito web per accelerare l’accesso pubblico alle informazioni sull’azienda che richiedono una maggiore tempestività in modo da anticipare o sostituire comunicati stampa o l’archiviazione presso la commissione statunitense per i titoli e gli scambi (SEC) delle stesse informazioni. Pertanto si consiglia agli investitori di consultare la pagina Relazioni con gli investitori del sito web per conoscere i dati più importanti e che richiedono maggiore tempestività. Chi visita il sito web si può inoltre registrare per ricevere e-mail automatiche e altre notifiche di avviso relative alla pubblicazione di nuove informazioni sulla pagina Relazioni con gli investitori del sito web.

Informazioni su THERAKOS ECP Immunomodulation
L’immunomodulazione ECP THERAKOS viene erogata tramite i sistemi di fotoferesi extracorporea CELLEX® e UVAR XTS®. L’immunoterapia THERAKOS® sfrutta il potere del sistema immunitario del singolo paziente per combattere la patologia e viene utilizzata da centri medici accademici, ospedali e centri di cura in oltre 30 Paesi. I sistemi di fotoferesi THERAKOS sono interamente integrati e recano il marchio CE per la somministrazione della fotoferesi. Per ulteriori informazioni, visitare  http://www.therakos.co.uk

Informazioni sulla sindrome da bronchiolite obliterante (BOS)

Il trapianto di polmone è un’opzione terapeutica collaudata per pazienti selezionati affetti da patologie polmonari allo stadio terminale [7] e il numero di trapianti è cresciuto costantemente ogni anno negli ultimi decenni. Tuttavia, il 50% dei destinatari di trapianti di polmone sviluppa la BOS nei cinque anni successivi, e la percentuale arriva al 75% dopo oltre dieci anni dall’intervento, nonostante l’immunosoppressione permanente. [8] La BOS è associata a una riduzione progressiva della funzionalità polmonare (FEV1) e in ultima sede alla morte per insufficienza respiratoria. La BOS è la principale causa di morte a un anno dal trapianto di polmone ed è il motivo principale degli esiti sfavorevoli a lungo termine degli interventi di trapianto del polmone.[9]

1. Swiss Transplant, Swiss National Foundation for Organ Donation and Transplantation. Organ Donation and Transplantation Activity Report: 2014. Disponibile su http://www.swisstransplant.org/en/information-material/statistics/annual-figures/ Consultato il 14 settembre 2015.

2. Yusen RD, Edwards LB, Kucheryavaya AY, et al. The registry of the International Society for Heart and Lung Transplantation: thirty-first adult lung and heart-lung transplant report–2014; focus theme: retransplantation. J Heart Lung Transplant. 2014;33(10):1009-1024.

3. Fonti:

Finlen Copeland CA, Snyder LD, Zaas DW, Turbyfill WJ, Davis WA, Palmer SM. Survival after bronchiolitis obliterans syndrome among bilateral lung transplant recipients. Am J Respir Crit Care Med. 2010;182(6):784-789.

Sato M, Hwang DM, Waddell TK, Singer LG, Keshavjee S. Progression pattern of restrictive allograft syndrome after lung transplantation. J Heart Lung Transplant. 2013;32(1):23-30.

4. Yusen RD, Edwards LB, Kucheryavaya AY, et al. The registry of the International Society for Heart and Lung Transplantation: thirty-first adult lung and heart-lung transplant report–2014; focus theme: retransplantation. J Heart Lung Transplant. 2014;33(10):1009-1024.

5. Meyer KC, Raghu G, Verleden GM, et al. An international ISHLT/ATS/ERS clinical practice guideline: diagnosis and management of bronchiolitis obliterans syndrome. Eur Respir J. 2014;44(6):1479-1503.

6. Knobler R, Berlin G, Calzavara-Pinton P, et al. Guidelines on the use of extracorporeal photopheresis. J Eur Acad Dermatol Venereol. 2014;28(suppl 1):1-37.

7. Christie JD, Edwards LB, Kucheryavaya AY, et al. The Registry of the International Society for Heart and Lung Transplantation: 29th adult lung and heart-lung transplant report-2012. J Heart Lung Transplant. 2012;31(10):1073-1086.

8. Yusen RD, Edwards LB, Kucheryavaya AY, et al. The registry of the International Society for Heart and Lung Transplantation: thirty-first adult lung and heart-lung transplant report–2014; focus theme: retransplantation. J Heart Lung Transplant. 2014;33(10):1009-1024.

9. Fonti:

Finlen Copeland CA, Snyder LD, Zaas DW, Turbyfill WJ, Davis WA, Palmer SM. Survival after bronchiolitis obliterans syndrome among bilateral lung transplant recipients. Am J Respir Crit Care Med. 2010;182(6):784-789.

Sato M, Hwang DM, Waddell TK, Singer LG, Keshavjee S. Progression pattern of restrictive allograft syndrome after lung transplantation. J Heart Lung Transplant. 2013;32(1):23-30.

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Published at Tue, 23 Aug 2016 06:00:00 +0000

Quando il vino ti fa bella.

Lo dicono tutti: un buon bicchiere di vino a pasto fa bene! Oltre ad essere rinfrancante ed una gioia per il palato, fa anche bene all'organismo grazie alle sue proprietà organolettiche. Delle ottime proprietà del vino si sono accorte anche le case cosmetiche, che da qualche anno hanno deciso di sfruttare questi benefici all'interno dei loro prodotti. Insieme al blog makeup Donna e Dintorni vedremo quali sono i cosmetici a base di vino più apprezzati dalle donne.

In generale vengono utilizzati gli estratti dei tranci, delle foglie, ma anche direttamente il vino rosso più ricco di antiossidanti ma anche lo spumante.

Il brand francese La Caudelie propone da alcuni anni una linea di prodotti dedicati al vino chiamata Vinoperfect. Si tratta di una linea composta da siero, creme viso e creme colorate con protezione solare per correggere l'incarnato ed in particolare eliminare le antiestetiche macchie del viso. Questa serie di prodotti si basa su una sostanza chiamata viniferina stabilizzata che viene ricavata dai tralci di vite ed è da molti secoli utilizzata in modo empirico dagli agricoltori francesi per schiarire le macchie delle palle e renderla liscia e luminosa.

L'azienda di prodotti bio Alchimia Natura ha anch'essa puntato sulla “Vino terapia”, attraverso un linea di trattamenti basati su estratti totali di vite e uva nera dell'Appennino Modenese. Ingredienti ricchi di polofenoli e vitamine dalle proprietà antiossidanti che proteggono i vasi della pelle. Questi prodotti contengono il Resverartolo un potente anti ossidante che agisce in compinazione con le Vitamini A,C,E al fine di calmare le infiammazioni della pelle e favorire la produzione di collagene che tende a rallentare per i processi ossidativi. La linea si chima Bacco di… Vino e contiene anche estratti di altri frutti da sempre conosciuti per le loro proprietà antiossidanti come il Melograno i Mirtilli ed il Ribes.

La cosiddetta “Wine Beauty” ha esordito per la prima volta in Italia a partire dal 2015 al Vinitaly di Vicenza e da allora le marche di cosmesi convenzionali e non che hanno deciso di puntare sull'uva sia per quanto riguarda i cosmetici contenti vino sia per quanto riguarda l'utilizzo dei tranci di vite. In questo ultimo caso tra l'altro, le aziende più attente all'ambiente ed alla sostenibilità stanno utilizzando gli scarti della vite, che normalmente verrebbero gettati per ricavare i preziosi elementi utilizzati nelle preparazioni cosmetiche.

In Italia la Coldiretti ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della Wine Beuaty anche grazie ai mercati di Campagna Amica.

Come vendere vino a Dubai

Quali sono gli aspetti che devono essere tenuti in considerazione da chi ha intenzione di vendere vino a Dubai? In primo luogo, è bene sgombrare il campo dagli equivoci: anche se si sta parlando di un Paese in prevalenza musulmano, la vendita di vino e di altri alcolici è permessa. Non solo è tollerata, insomma, ma è anche desiderata, apprezzata e incentivata, al punto che gli Emirati Arabi – di cui Dubai fa parte – negli ultimi anni sono diventati un vero e proprio punto di riferimento da questo punto di vista. D'altra parte, in presenza di un numero di turisti provenienti da ogni parte del mondo così elevato, sarebbe stato sorprendente il contrario.

Addirittura, un report fornito dal Foreign Agricultural Service degli Stati Uniti riferisce di un mercato che, anno dopo anno, conosce una crescita pari all'8%. Se nel 2010 negli Emirati le importazioni di vino avevano toccato i dieci milioni di litri, per un giro di affari superiore ai 50 milioni di dollari, non è difficile calcolare a quale livello si sia arrivati negli ultimi anni. Attenzione, comunque, perché l'importazione degli alcolici è permessa, ma ciò non vuol dire che sia libera: infatti, per vendere vino a Dubai e distribuirlo è necessario fare riferimento ad alcuni importatori specifici che dispongono di un'autorizzazione da parte del governo.

Tra i fattori su cui è bene concentrare l'attenzione c'è quello relativo ai dazi doganali: oltre alla tariffa pari al 50% in vigore sugli alcolici, è necessario calcolare una tassa al consumo pari al 30%. Il mercato del vino a Dubai è, in sintesi, in netta crescita: tra i più amati e venduti, oltre a quelli italiani, ci sono quelli tedeschi e quelli alsaziani. Il consumo, come è facile immaginare, è appannaggio soprattutto dei non musulmani (si pensi che i musulmani possono acquistare al massimo due litri di alcol o vino, mentre non ci sono limitazioni di questo genere per chi non è musulmano). Fermo restando che si ha a che fare con una burocrazia che non è per nulla semplice, dunque, gli imprenditori interessati a esportare devono sapere che le aziende principali nell'ambito della distribuzione sono la MMI – acronimo di Maritime Mercantile International – e la A&E – acronimo di African & Eastern -. 

Infine, l'ultimo elemento da non dimenticare per vendere vino a Dubai è quello che riguarda la traduzione in lingua di tutti i documenti, delle etichette e di ogni altro allegato: a questo proposito, non si può fare a meno di rivolgersi a un'agenzia di traduzione specializzata del settore per avere la certezza di usufruire di un servizio impeccabile e ottimale.

Vendere vini italiani all’estero

L'Italia lo sappiamo è tra i massimi produttori di vini pregiati al mondo. Per vendere vini italiani all'estero sono due le modalità a cui si può far riferimento: la prima riguarda l'esportazione, mentre la seconda chiama in causa gli e-commerce. Per ciò che concerne le esportazioni, è bene mettere in evidenza, in primo luogo, che non si tratta di un'operazione così semplice: per il vino, ma anche per la birra e in generale per tutte le bevande alcoliche, ci sono aspetti fiscali, legali e burocratici a cui è bene prestare la massima attenzione. Se è vero che numerosi produttori di vino – magari titolari di aziende di piccole dimensioni – vorrebbero avere la possibilità di vendere le proprie bottiglie direttamente ai clienti e ai consumatori finali, è altrettanto vero che le regole da rispettare sono molto severe, e a volte proibitive.

Giusto per fare un esempio, c'è da tenere conto della normativa della Ue sulle accise, che obbliga i venditori a emettere la DAA, un documento necessario anche per la Germania e per gli altri Paesi che non prevedono aliquote per le accise. Anche per questo motivo a volte i produttori vinicoli decidono di rassegnarsi a non vendere direttamente. Ai fini di una esportazione, comunque, occorre badare alle etichette dei vini, su cui deve essere presente la designazione della categoria; tale indicazione non è obbligatoria solo se si è in presenza di un vino IGP o di un vino DOP

Sulle etichette dei vini da vendere all'estero, inoltre, vanno specificati il tenore di zucchero (nel caso in cui si tratti di vini spumanti aromatici, di vini spumanti di qualità, di vini spumanti gassificati o di vini spumanti), il titolo alcolometrico volumico effettivo, la provenienza e il nome del produttore. Sono facoltative, d'altro canto, le indicazioni che riguardano il tenore di zucchero per i vini non menzionati in precedenza. Bisogna ricordare, inoltre, di segnalare il lotto di produzione e la presenza di sostanze allergizzanti che potrebbero essere eventualmente presenti. 

Come accennato, però, chi è intenzionato a vendere dei vini italiani in uno o più Paesi stranieri – dalla Francia agli Stati Uniti – ha un'altra opportunità, che è quella di fare riferimento a un e-commerce: l'importante è, ovviamente, che il sito per gli acquisti sia tradotto in modo professionale. Il consiglio è quello di affidarsi a un'agenzia di traduzione e al suo staff qualificato: un negozio online che si presenta con degli errori o con degli strafalcioni non fa certo una bella figura con la clientela a cui si rivolge.