CANNONAU: IL VINO TIPICO DI CAPO FERRATO

Come per altre regioni italiane, anche la Sardegna presenta una pregiata offerta enogastronomica derivante da prodotti di alta qualità. Tra i vini più noti e prelibati c’è il Cannonau che si ricava dall’omonimo vitigno a bacca nera che risulta il più diffuso in questa isola. Anche se in tutta la Sardegna si trovano vigneti coltivati con questo vitigno, sono le zone centrali quelle dove si trova la maggior coltivazione.
Erroneamente si pensava fino a poco tempo fa che questo vitigno fosse stato importato dalla Spagna nei secoli scorsi ma, grazie a dei ritrovamenti archeologici si è potuto stabilire con una certa esattezza che non era questa la realtà. La smentita si è acclarata ritrovando dei vinaccioli di Cannonau addirittura risalenti a circa 3200 anni fa che sono stati recuperati nella valle del Tirso a Sa Osa, a Villanovafranca e a Dous Nuraghes, il villaggio nuragico di Borore. Questa scoperta ha determinato il fatto che questo vino risulta essere quello più antico di tutto il Bacino del Mediterraneo le cui origini sono sostanzialmente autoctone.
Le ricerche condotte grazie agli scavi effettuati agli inizi degli anni duemila a Borore proprio all’interno della zona archeologica di Dous Nuraghes, hanno portato alla scoperta di centinaia di vinaccioli di vite antichissimi carbonizzati dal tempo che sono risalenti al 1200 a.C.
La strabiliante scoperta archeologica ha accesso un faro sul sito di Dous Nuraghes e sulle abitudini delle popolazione che lo hanno abitato e che erano avvezze alla coltivazione della vite di Cannonau e alla conseguente produzione del vino. Questo ha permesso di rettificare quanto si era ipotizzato fino a questo ritrovamento e che recitava che questo vitigno era originario del Caucaso e della Mesopotamia successivamente importato in Turchia, Egitto, Grecia ed infine grazie ai Fenici, distribuito in tutta l’area mediterranea.
Vero è che il popolo fenicio importò delle novità in tutti i Paesi da loro toccati nei loro commerci ma in Sardegna, la coltivazione della vite per la produzione del vino, era ben conosciuta da secoli.

UN VINO CHE E' UNA GARANZIA

Gli amanti dell'enogastronomia che soggiornano in Costa Rei presso l’ iGV Santagiusta oltre a godere dei servizi di un Resort organizzato come un villaggio turistico in Sardegna di alto profilo, potranno degustare la bontà di questo vino e rendersi conto di cosa significa il buon bere.

Tornando a parlare del vino DOC Cannonau, questo può essere vinificato rosso o rosato e si ottiene dal 99% di uve Cannonau e solo l’1% con altri vitigni sempre di locale produzione. Il vino deve obbligatoriamente essere invecchiato minimo un anno entro il quale almeno un semestre in botti di castagno o di rovere come impone il disciplinare.
Il Cannonau di Sardegna Capo Ferrato è specificatamente prodotto solamente se le uve che lo compongono sono provenienti da vitigni coltivati a Muravera, Castiadas, Villasimius, Villaputzu e San Vito. Anche il Cannonau di Sardegna di Capo Ferrato ha la qualifica di vino DOC. I vigneti devono essere vista mare e possibilmente residenti su terreni di disfacimento granitico che devono essere a circa sette metri di altezza sul livello del mare. Le uve regalano un rosso più che robusto che è caratterizzato da una piacevole gradazione di circa 13,5°.
Come avviene normalmente per altri vini rossi e indipendentemente dal fatto che sia prodotto su un’isola, il Cannonau di Sardegna Capo Ferrato è indicato per accompagnare arrosti, carne rossa, cacciagione e formaggio ovino sardo DOP proprio per via del suo sapore corposo che regala un retrogusto dove si può avvertire la presenza di piante aromatiche del territorio.

Finger food: i protagonisti dei buffet delle feste

La data di un evento importante si sta avvicinando e non sapete proprio da dove iniziare per organizzare una festa unica, divertente e indimenticabile? Non fatevi prendere dal panico, nella vita a tutto c’è un rimedio. Per organizzare una festa unica è possibile scegliere tra due possibilità, la prima è rivolgersi ad un’agenzia che si occupa di organizzazione eventi roma, che mette al servizio dei clienti uno staff di esperti, che hanno come unico scopo quello di realizzare una festa che rispecchi i gusti e i desideri del festeggiato. La seconda invece è organizzare tutto da soli, stabilendo per prima cosa la data dell’evento, la location, la lista degli invitati, le eventuali attività di intrattenimento degli ospiti, la musica e il rinfresco. Negli ultimi tempi i protagonisti dei buffet sono diventati i finger food, vale a dire degli sfiziosi stuzzichini che si mangiano con le mani. Di seguito sono illustrate delle semplici ricette con le quali stupire il palato degli ospiti.

Girelle di pancarrè

Le girelle di pancarrè sono una pietanza veramente gustosa e facile da preparare, possono essere un’alternativa ai classici tramezzini farciti. Possono essere farcite in mille modi diversi e sul tavolo del buffet fanno una bella figura. Di seguito sono illustrati gli ingredienti per prepare delle girelle farcite con prosciutto cotto e funghi.

  • 4 fette di pane per tramezzini.
  • 80 gr di funghi sott’olio.
  • 50 gr di prosciutto cotto.
  • maionese.

Il procedimento è davvero molto facile e veloce, basta semplicemente con l’aiuto di un mattarello stendere ogni striscia di pane per tramezzini, aggiungere uno strato di maionese, i funghi sott’olio e il prosciutto cotto. Arrotolare la fetta di pane su se stessa dalla parte del lato più corto, coprirla con della pellicola trasparente e metterla in frigo per circa un’ora. Trascorso questo periodo di tempo, trasferire il rotolo ottenuto su un piatto di portata e tagliarlo a fette.

Involtini di prosciutto crudo

Questa ricetta è molto veloce da realizzare, è generalmente apprezzata da tutti, anche dai bambini, che hanno un palato molto delicato, spesso difficile da conquistare. Gli ingredienti necessari sono:

  • 30 gr di gherigli di noci.
  • 150 gr di prosciutto crudo, che può essere sostituito anche con il prosciutto cotto.
  • 10 fili di erba cipollina.
  • Formaggio caprino.

Prendere un tagliere e realizzare una croce con due fette di prosciutto, mettere al centro un cucchiaino di formaggio caprino e i gherigli di noce tritati con le mani. Realizzare un fagottino chiudendo il prosciutto su se stesso e chiudere con l’aiuto dell’erba cipollina. E’ consigliabile far riposare i fagottini per circa 30 minuti in frigorifero prima di servirli agli ospiti.

Feste e spumanti.

Feste che passione.

Da sempre si tende a divertirsi, mediante l’aggregazione, l’organizzazione di cene, pranzi e feste di ogni tipo. In estate l’organizzazione di tali eventi è più ricorrente, sarà il clima, il sole, le giornate più lunghe. In questo periodo dell’anno si organizzano molte feste private a Roma. Tali ricorrenze spesso si tengono in ville private, in locali o altre location Ciò che non manca oltre, ad un banchetto, buffet o rinfresco, è lo spumante, le famose bollicine italiane. Circa due anni fa, tale vino è stato il più acquistato nel mondo, superando anche gli spumanti più famosi. La bellezza delle feste è data dagli addobbi, dalla luce soffusa delle candela, dalla presenza di donne molto belle ed eleganti, che per l’occasione sfoggiano abiti incantevoli.

Vini frizzanti italiani.

Le bollicine sono dappertutto, da Nord a Sud, l’arte dello spumante ha preso piede. I vini frizzanti si sposano bene con molte pietanze, da qui nasce un connubio tra l’arte culinarie e le bollicine. In Italia la vocazione e tradizione è tipica di tutte le sue regioni. In Trentino, la zona di produzione dei vigneti arrivano fino a 7000 8000 metri di altitudine. In Tale regione, pensando che si potesse compensare la diversa latitudine con la maggiore altitudine, per lasciare alle uva l’indispensabile freschezza, si pensò sapientemente di produrre non solo champagne ma anche spumante. L’idea ebbe molto successo. Anche in Alto Agide si produce un ottimo pinot nero e bianco. In Lombardia propone una vasta gamma di spumanti di buona qualità al giusto prezzo. La Valle d’Aosta ha vigneti fino a 1200 m, si producono vini frizzanti molto interessanti, sia dal punto di vista aromatico che gustativo. Il Veneto eccelle per la lavorazione dei prodotti artigianali, per l’utilizzo di uve solo sue e per la biodinamica. Il Friuli Venezia Giulia è famoso per lo chardonnay. In Emilia Romagna la tradizione dei vini frizzanti si perde nella notte dei tempi, la regione ha grandi potenzialità anche per le uve autoctone. Ovviamente la Toscana è famosa per l’Elba Bianca Per il crescente successo del prosecco DOC DOCG, l’Italia è diventata maestra nella produzione di vini spumanti.

Metodi di produzione.

Con il metodo classico, equivalente al metodo francese Champenoise, utilizzabile solo per la produzione dello champagne, la rifermentazione avviene in bottiglia con l’introduzione di zuccheri e lieviti selezionati. Le uve utilizzate per il Franciacorta sono Chardonnay e Pinot nero. IL periodo di rifermentazione è di diciotto mesi, prima di essere sottoposto alla sboccatura. Il Metodo Charmant detto anche Martinotti dal nome del suo inventore, prevede la rifermentazione controllata in grandi recipienti. Adatto a produrre vini fruttati, utilizza anche recipienti a tenuta stagna. E’ utilizzato per la produzione del moscato. La fermentazione in autoclave va dai trenta giorni sino ai tre sei mesi. Il vino una volta imbottigliato deve essere consumato entro pochi mesi per mantenerne la freschezza e gustarlo al meglio.

L’Italia culla di cultura, come emerge da numerose statistiche, ha superato la Francia, ciò inorgoglisce tutto il Paese, la cui tradizione millenaria, sapiente

Napoli e la sua pasticceria tradizionale

Rinomata nel mondo per la sua tradizione musicale, per le bellezze architettoniche e per la pizza, Napoli riesce a conquistare il cuore di tantissimi turisti italiani e stranieri anche attraverso la sua pasticceria deliziosa e raffinata. Moltissimi visitatori infatti, anche provenienti dalle città limitrofe o direttamente dalla Capitale, magari ospitati nei tanti hotel vicino la stazione Termini, non si perdono l'occasione anche di un breve viaggio nella località partenopea, pur di assaporarne i dolci tipici. Di questi ve ne sono di vario genere e per tutti i gusti e tendono ad accontentare sia adulti che bambini, golosi o meno, in qualsiasi stagione. Andiamo quindi a conoscere quali sono i dolci più celebri ed apprezzati della pasticceria tipica napoletana.

I dolci più famosi

Uno dei più rinomati è senz'altro la Sfogliatella, un involucro di pasta sfoglia contenente un ripieno di ricotta, canditi, semolino e cannella. Questa delizia è stata creata nel XVIII° secolo, in un convento religioso nei pressi di Amalfi. Nel tempo si sono create due versioni: quella "riccia", appunto di pasta sfoglia, e quella "liscia" fatta invece di pasta frolla. A queste poi si abbinarono ulteriori varianti, quali la "Santa Rosa" o la "Coda d'aragosta", che si distinguono per l'aggiunta di varie creme e le maggiori dimensioni. Altro dolce tipico è il Babà, originario della Polonia e modificato da pasticceri francesi, tuttavia ha trovato a Napoli la sua sede ideale. Questo non è altro che un prodotto da forno a pasta lievitata, che si può bagnare con rhum, limoncello o essenza di bergamotto. Nel corso del tempo sono nate alcune versioni, tra cui il "Savarin" (in cui cambia leggermente il tipo di impasto) ed altre con crema e panna.

Altra delizia della pasticceria napoletana è la Pastiera. Tipica del periodo pasquale, è una torta di pasta frolla al cui interno si trova un impasto di ricotta, grano bollito, canditi e uova, a cui si abbinano poi vari aromi e spezie, in base al tipo di ricetta seguita. Infatti, quella tradizionale prevede cannella, canditi e vaniglia. Ulteriori varianti, poi, utilizzano crema pasticcera all'interno o cioccolato bianco nella pasta frolla. Tipici invece del periodo natalizio sono i famosi Struffoli: originari presumibilmente della Spagna, sono delle piccolissime palline di pasta a base di strutto, uova, farina e zucchero, che vengono fritte nell'olio o anche nello stesso strutto e poi coperte di miele. Una volta disposti su un vassoio, vi si aggiungono pezzetti di frutta candita o confettini colorati. Rinomate a Napoli, sia pur presenti anche in altre località, sono le cosiddette "Zeppole di S.Giuseppe". Dolce del periodo carnevalesco, realizzato con un impasto di farina, uova e burro, che viene fritto. In seguito è cosparso di zucchero e guarnito con crema pasticcera e amarene. Ne esistono versioni anche fatte al forno e quindi più leggere.   

Viaggio alla scoperta dei vini campani

Una regione tra le più belle ed affascinanti dell'intera penisola, la Campania, sa offrire ai suoi visitatori cultura, storia, tradizioni, bellezze architettoniche e paesaggistiche, ma anche prelibatezze enogastronomiche. Proprio la cucina campana è una delle migliori rappresentanti di quella italiana, tanto rinomata ed apprezzata a livello internazionale. Altro fattore positivo è che Napoli e le altre province sono facilmente raggiungibili da altre regioni o città, come Roma ad esempio. Appunto per questo, è meta anche giornaliera di quei turisti, ospitati nei diversi hotel presso la stazione Termini, che amano fare brevissimi viaggi o soggiorni nelle più belle località nei pressi della Capitale o limitrofe al Lazio. La Campania riesce a far innamorare i propri visitatori non solo grazie alla propria cucina prelibata, ma anche per i suoi tanti e gustosi vini presenti in diverse aree regionali. Scopriamo quindi quali sono quelli più famosi e meritevoli di una degustazione.

A Napoli e provincia, tra una visita al Castel dell'Ovo ed una passeggiata lungo la penisola sorrentina, è possibile degustare uno dei vini più buoni dell'intera regione, il "Lacryma Christi". Un prodotto Doc originario dei vitigni posti sul Vesuvio e che si abbina a tutti i tipi di pasti, da quelli di carne a quelli di pesce. Prelibato è anche il "Falanghina dei Campi Flegrei", un gustoso vino Doc giallo paglierino, anch'esso adatto a diversi piatti della tradizione campana. Nell'area sorrentina, visitando i suoi splendidi paesaggi, si trova invece il "Gragnano", un altro prodotto Doc di colore rosso, che si abbina ai prodotti tipici della cucina regionale, dalla mozzarella di bufala fino ai salumi, oltre che naturalmente alla rinomata pasta al sugo di pomodoro.

 

A Caserta e provincia, invece, è d'obbligo, dopo aver ammirato la splendida Reggia ed i suoi magnifici giardini, fare un assaggio del rinomatissimo "Falerno del Massico". Questo Doc dal colore rosso è conosciuto sin dai tempi degli antichi Romani e si può degustare con diverse varietà di carne. Nella zona dell'Irpinia e quindi dell'Avellinese, uno dei vini più pregiati è il "Taurasi", un rosso intenso Docg, che raggiunge il massimo della prelibatezza se invecchiato diversi anni. Si adatta benissimo a carni rosse e pollame. Nella stessa provincia, celeberrimo è il "Greco di Tufo", altro vino Docg dal colore giallo paglierino, molto apprezzato anche invecchiato, di antichissima origine greca appunto, che si abbina ai piatti a base di pesce.

Nel Sannio e nella provincia di Benevento si trovano altri vini dal sapore prelibato, tra cui il "Solopaca", un rosso intenso sempre con marchio Doc, che si adatta perfettamente a diverse varietà di carne. Altro pregiato prodotto di questo territorio è l'"Aglianico del Taburno", un vino Docg di antichissima origine, dal colore rosso e che si presta a diversi accostamenti, tra cui soprattutto ai piatti a base di carne. Nella zona del Salernitano è possibile degustare invece un altro vino, il "Castel San Lorenzo", dalla tonalità rosso rubino e che si accompagna perfettamente a tutte le ricette a base di carne.   

Cambridge: cosa vedere e cosa fare in 1 giorno

A Cambridge non soltanto si beve buona birra, ma anche buon vino! Ebbene si, in Inghilterra qualcuno (soprattutto le donne) beve vino. Proprio così. 

Cambridge è una cittadina situata nella parte orientale della Gran Bretagna, a solo 80 km da Londra. Sorge sulle sponde dell'omonimo fiume e le sue origini sono molto antiche. Fondata dai Romani, la nascita di Cambridge risale infatti circa all’Età del Ferro. La piccola città è oggi nota in tutto il mondo per via del'omonima università, una tra le più prestigiose e famose del mondo, nota per le diverse scoperte in materia scientifica e matematica.

Cambridge è molto piccola, misura infatti solo 40 km quadrati e, per questo motivo, è possibile visitarla in una sola giornata. Sicuramente in questo articolo non parleremo di quali vini bere a Cambridge, anche se la lista di vini da poter degustare in questa città è davvero notevole. Parleremo invece di luoghi da visitare, ubriachi o meno, visto che qui si parla di vino e Londra. Ma quali sono i luoghi da vedere assolutamente se ci troviamo nella cittadina? Ecco tutto quello che c'è da sapere se si vuole visitare Cambridge in 1 giorno.

Visitare Cambridge in 1 giorno: i luoghi da non perdere

Con l'aiuto di Trucchilondra, abbiamo creato una guida su cosa vedere a Cambridge se si ha solo un giorno a disposizione. Date le sue piccole dimensioni, Cambridge è ideale da visitare in una sola giornata. Se ci si trova a Londra è infatti possibile raggiungere la località in modo facile e veloce, grazie ai treni molto frequenti che partono dalla stazione di Kings Cross. In alternativa, è possibile recarsi a Cambridge con i pullman National Express, che vi condurranno proprio alla stazione della cittadina.

Giunti alla stazione di Cambridge, troviamo subito un luogo da non perdere. Si tratta del "Giardino Botanico dell’Università di Cambridge", un’area verde in cui è possibile fare una passeggiata. Sulla via per il centro della città, troveremo la piccola chiesa di "Saint Botolph’s".

Nel centro di Cambridge, troviamo numerosi edifici dell'università, tra cui il "Corpus Christi College", nel quale vale la pena di visitare il "Corpus Clock", un particolare orologio progettato e costruito nel 2008 da Stephen Hawking. Questo si distingue dagli orologi tradizionali per via del fatto che è in grado di segnare l’orario esatto solo ad intervalli di 5 minuti, mentre nel resto del tempo segue un ritmo totalmente irregolare, che sta a simboleggiare la confusione che attanaglia l'esistenza del genere umano.

Proseguendo l'itinerario per le strade storiche della città, troveremo il "King’s College", uno dei più noti edifici universitari di Cambridge, costruito nel 1441. Quando si tratta di visitare Cambridge in 1 giorno, non si può fare a meno di visitare la "King's Chapel", ovvero "la Cappella del Re", una chiesa gotica in pieno stile inglese, che vanta uno dei cori più famosi al mondo. La cappella fu costruita nel 1515, in occasione dell'unione a nozze di Enrico VIII ed Anna Bolena.

Una volta visitata la cappella, si potrà proseguire la visita di Cambridge lungo la "King’s Parade", una strada storica che vi condurrà alla chiesa di "Great’s St Mary", la più grande della città. Qui, sarà possibile salire su una delle torri e godere di una vista spettacolare della cittadina.

Se si vuole visitare Cambridge in 1 giorno senza perdersi nemmeno una delle tappe principali della città, sarà necessario recarsi al "Senate House", la famosa struttura in cui vengono celebrate la lauree degli studenti dell'università. Proseguendo lungo la "King’s Parade", troverete un altro edificio storico ed interessante, ovvero la "Round Church". Si tratta di una chiesa dalla struttura rotonda, costruita da Anthony Salvin ed ispirata al "Santo Sepolcro" di Gerusalemme. Sempre lungo la strada principale, è inoltre possibile visitare le numerose aree verdi della città, tra cui i parchi di "Jesus Green", "The Backs", "Christ’s Pieces" e "Parker’s Piece".

Se avete l'opportunità di visitare Cambridge in 1 giorno, non potrete perdervi una attrazioni principali del luogo, ovvero il "punt". Si tratta di un'imbarcazione tipica della zona, simile alle gondole di Venezia. Potrete noleggiare una di queste barche lungo le rive del fiume Cam oppure prenotare un "punter" (ovvero un professionista che guiderà l'imbarcazione) e fare un giro lungo il fiume. Durante l'escursione, potrete visitare lo splendido "Mathematical Bridge", che si trova, appunto, lungo il fiume Cam. Una volta scesi dalla barca, potrete recarvi a visitare la "Wren Library", situata all'interno del Trinity College, in cui potrete ammirazione le edizioni originali di moltissimi libri celebri.

Per quanto riguarda i ristoranti e i pub, nel centro storico di Cambridge potrete trovare moltissimi locali in cui mangiare, da quelli che offrono piatti tradizionali del luogo, a quelli etnici. Essendo una città ricca di studenti universitari, Cambridge è inoltre ricca di pub in cui mangiare, assaggiare la birra tipica e godere di spettacoli di musica dal vivo. Tra questi, i più famosi sono: il pub "The Boat Race" situato al 170 di East Road, il "The Eagle", famoso perché fu il luogo in cui venne annunciata n'importante scoperta scientifica, ovvero quella del DNA. Altrettanto noto e frequentato dai turisti è il "The Pickerell Inn", il locale più antico di Cambridge.

La novità dei temporary restaurant

 

“Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma” diceva nel ‘700 il biologo francese Antoine-Laurent de Lavoisier. Una frase divenuta poi negli anni un assioma cardine non solo per quanto riguardo tutto l’universo scientifico, ma anche allargandolo a tutto il contesto generale dell’esistenza. Un costante mutamento e adattamento quindi della natura ma anche dell’uomo, che nel corso dei secoli ha saputo come un camaleonte mutare pelle a seconda delle epoche. Ora nel ventunesimo secolo il web sta rivoluzionando il nostro modo di vivere, anche se in maniera più lenta di quello che alcuni decenni fa potessimo immaginare quando guardavamo a questi anni come un’epoca già totalmente in mano alla tecnologia, ma non è solo dalla rete che possono arrivare le novità per cercare di adattarsi al cambiamento dei tempi. Da sempre nei periodi di crisi l’ingegno umano viene messo in risalto per idee e soluzioni ed il settore della ristorazione, uno di quelli cardine ma più fortemente esposto alle criticità, deve pure saper rinventarsi. Così ecco pullulare offerte e take away, ma dagli Usa arrivata un’altra novità, già presente in alcuni hotel di Milano e al Cohouse Roma. Parliamo del temporany restaurant, un nuovo modo di intendere la ristorazione e soprattutto di massimizzare per gli imprenditori gli spazi che possiedono.

Di cosa si tratta ?

I temporany restaurant nascono a New York ed ora, adattandosi naturalmente anche alla tradizione culinaria italiana, sono ormai in forte espansione anche da noi. Si tratta in pratica di adattare a tema spazi dotati già di una cucina idonea e certificata, oppure di allestirla una a modi di catering, ospitando così eventi particolari e chef stellati. Capita così che questi fuoriclasse dei fornelli facciano dei veri e propri tour nelle varie città, allestendo per una sera o alcuni giorni veri e propri ristoranti nelle location più varie, creando così eventi unici che poi possono essere accompagnate anche da musica e spettacoli. Da noi una cosa simile avviene nei matrimoni, dove spesso viene fatto del catering in luoghi suggestivi e mozzafiato, naturalmente per chi può permetterselo. Qui invece si tratta di creare veri e propri ristoranti, naturalmente sempre nel rispetto di tutte le normative vigenti,  che possono variare poi come veri e propri programmi sia nel menù che nell’arredamento. Ecco quindi susseguirsi chef magari africani accompagnati anche dal mutamento della location per fare da adeguato sfondo alla cena, per poi trasformare tutto magari la settimana dopo per accogliere un cuoco che viene da una tradizione diversa. Mutare e sorprendere, questo è il segreto dei temporany restaurant.

 

I migliori ristoranti vegani e vegetariani di Roma

 

Moda dilagante, fenomeno di passaggio o un cambio di “mentalità culinaria”? Che sia per motivi di gusto o per convinzioni etico-filosofiche, il numero di vegetariani e vegani è in crescita, al punto tale che esistono ristoranti interamente dedicati alla cucina “veg”. Il fenomeno è talmente evidente che non solo nelle grandi città, ma anche nelle piccole realtà provinciali prolificano i locali e supermercati esclusivamente vegetariani. La differenza con le grandi città è nelle “sfumature” e varie declinazione dei locali, dai fast food alle bancarelle, dai ristoranti ai furgoncini dello street food. Alla diffusione del vegetarianismo non potevano sottrarsi i locali roma, dove persino la tradizionale porchetta è rivisitata in chiave “veg”.

Dove mangiare piatti veg

Fino a pochi anni fa, trovare dei locali a Roma che avessero un menù vegetariano o vegano dall’antipasto al dolce era pressoché impossibile per via della forte identità culinaria della capitale; la diffusione della cucina green e bio ha spinto il mercato verso l’aumento di ristoranti “veg” che ora spuntano – è proprio il caso di dirlo – come funghi! Ecco, una selezione di locali a Roma che propongono cucina green dal fast food al ristorante stellato:

  • Universo Vegano: in Piazza del Paradiso, 18 è una catena di fast food italiana che a Roma si trova in prossimità di Campo de’ Fiori. La catena è diventata nota nel mondo per aver raggiunto nel 2013 il record del panino vegani più grande del mondo: 4 m. di lunghezza e 50 cm di larghezza. Il fast food propone panini, piadine, pizze, kebab e dolci tutti a base di prodotti cruelty free e biologici a km.0.
  • Ma va?: in via Euclide Turba 6/8 è un ristorante vegano in zona Prati con cucina a vista. La caratteristica del ristorante è di rivisitare i piatti della tradizione romana in chiave vegetariana come l’Amatrice veggie con spaghetti bio.
  • L’insalatiera – Taverna Vegetariana: in via Trionfale, 94 (zona Prati) è una vera e propria taverna ma con una cucina ad alta digeribilità dove i cibi sono cotti al forno e mai fritti. Tra le specialità, la pasta e i dolci rigorosamente fatti a mano dallo chef, la ribollita, la lasagna alla zucca e il tofu alla pizzaiola;
  • La capra campa: in via Dignano D’Istria 51/A (zona Prenestina) è un locale completamento vegano dove non si utilizzano neanche i derivati animali, per cui niente uova, formaggi, caviale, ma solo tofu e seidan. Tra le specialità si citano i tortini, le insalate, gli hamburger di legumi, la parmigiana vegana con besciamella di soia.
  • So what: in via Ettore Giovenale, 56 , il locale si trova in zona Pigneto dall’arredo e aspetto ispirato all’architettura industriale. Lo chef stellato è Paolo Petralla che lavora in cucina con la compagna; tra le specialità consigliate si citano gli gnocchetti al farro con pesto e salvia e il dolce la Coppa Cobram.
  • L’arancia Blu: in via Cesare Beccaria, 3. Il ristorante  propone una gastronomia vegetariana ricca e tutt’altro che monotona, aprendosi anche alle sperimentazioni con una serie di menu degustazione che raccontano un viaggio nei sapori con piatti a base di prodotti da produzione artigianale.
  • Il Geco biondo: in via Gerolamo Cardano, 105. Il ristorante nasce nel 2007 come emporio di prodotti biologici a km 0 e che nel tempo da vegetariano è passato a proposte completamente vegane. I menu fissi si compongono di insalate, zuppe, ravioli, lasagne, gnocchi, paté, dolci e frutta.
  • Ops!: in via Bergamo, 56 (opsveg.com) è un locale a buffet, dal design moderno e colorato. Il cibo si paga a peso, ma si può anche portare via con i comodi lunch box. Una delle caratteristiche del locale è l’organizzazione di lezioni di cucina vegetariana.
  • Le Bistrot: in via delle Sette Chiese, 160 in zona Garbatella è uno dei ristoranti vegetariani più raffinati ed eleganti dove si propone sia cucina vegetariana che vegana e anche per celiaci. Tra le specialità si citano le fettuccine tartufate, la zuppa di cipolle e una carta dei vini con 100 etichette tra cui scegliere.
Capodanno: ecco la classifica delle migliori “bollicine” per i festeggiamenti

Non è capodanno senza le bollicine dello spumante o dello champagne, a seconda dei gusti. Il capodanno a Roma per esempio non è tale senza la giusta atmosfera e il frizzo dello spumante sulle labbra, ma le bollicine non sono tutte uguali e per una fine dell’anno davvero speciale bisogna scegliere qualcosa di eccezionale cercando di districarsi tra prosecchi, spumanti e champagne, a caccia del perlage più memorabile … anche per i prezzi.

Spumanti e champagne pregiati per festeggiare in modo memorabile

Le differenze tra uno spumante e l’altro sono legate ai vitigni e alle uve utilizzate per la vinificazione, ma anche il metodo conta:

  • il metodo classico (o Champenoise) utilizzato per gli champagne con spumentizzazione in bottiglia e aggiunta di zucchero.
  • il metodo Charmat o Martinotti che si usa, ad esempio, per i prosecchi spumantizzati in cisterne.

Fatte le dovute premesse, ecco quali sono i migliori (e più cari) vini spumantizzati per festeggiare la più bella e divertente mezzanotte dell’anno

  1. Armand de Brignac Ace of Spades gold Methuselah. Uno spumante per una notte di follia racchiuso in una bottiglia tutta d’oro da 6 litri prodotto in numero limitato. Il processo di vinificazione, dalla raccolta delle uve fino al rémuage, ovvero quella piccola rotazione che bisogna far compiere alle bottiglie ogni giorno per assicurare un fine perlage, è affidato a un piccolo gruppo di specialisti che ne cura la produzione. Il costo di una di queste bottiglie è di circa 5.600 euro

  2. Krug Clos d’Ambonnay. Uno degli Champagne più rari (prodotto in due sole annate 1996 e 1998), che nasce da uve di una particolare specie di Pinot Noir su un terreno di meno di un ettaro nei pressi di Ambonnay. Un processo di dodici anni di cantina ed una ricerca minuziosa sugli equilibri gli conferisce un aromatico odore di pane caldo. Prezzo di mercato intorno ai 2.000 euro

  3. Boërl & Kroff Brut. Un brand giovane (nato nel 2008) per uno Champagne di alta gamma. La produzione è di pochi esemplari numerati (circa duemila) con una capsula in oro massiccio 18 carati. Prezzo: circa 3.000 euro.

  4. Dom Pérignon Œnothèque Rosé 1992. Icona nel mondo degli sparkling wines. Lo champagne rosé appartiene alla serie vintage che è considerato uno dei migliori ed èanche raro: all’Italia sono destinate poche decine di bottiglie. Il prezzo di mercato si attesta sugli 800 € (ma vi sono esemplari della selezione 1983 che costano anche 2000 euro

  5. Franciacorta Cuvèe Prestige Salmanazar 2011Vino frizzante nato solo dalle migliori selezioni di uva Chardonnay, Pinot nero e Pinot bianco provenienti da 134 vigne, vengono vinificate separatamente e sapientemente assemblate alle riserve delle migliori annate. Il prezzo di mercato è di 500 euro.

  6. Le Bertole Prosecco di Valdobbiadene extra dry 2011. Spumante da occasioni eleganti, ottenuto da una rigorosa selezione di uve Glera, fragrante al punto giusto. Il prezzo per una confezione con cassa in legno Methuselah è di circa 230/250 euro.

  7. Bellavista Vittorio Moretti 2004 (con sigillo Alla Scala) 2014. La bottiglia fu realizzata per celebrare i dieci anni di collaborazione della celebre winery con il Teatro alla Scala. Il prezzo è di 120/150 euro

  8. Ferrari Balthazar Magnum millesimato. Una delle case vinicole più famose in Italia che produce spumanti per le grandi occasioni, da oltre 100 anni. La linea grandi formati, della quale Balthazar fa parte, è speciale anche per questo: 12 litri in una sola bottiglia. Il prezzo è di 560/600 euro.

  9. Champagne Louis Roederer Cristal Rosé 2002. Cofanetto Magnum Luxury perfetto per la mezzanotte di capodanno. Il prezzo è di 500 €. Esiste una versione lusso di questo champagne con una bottiglia “ingabbiata” in una rete realizzata a mano da maestri orafi, in edizione limitatissima: sette metri d’ottone bagnati in oro 24 carati. La bottiglia è una magnum da 3 litri dall’esorbitante prezzo di 17.800 euro.

  10. Mumm Cordon Rouge Formula 1. Il Mumm è lo champagne da grandi serate come il capodanno per il quale si potrebbe optare per un magnum dal costo di 500 euro.

Se pensate che questi spumanti e champagne siano troppo cari, allora dovreste conoscere il Gout de Diamant, lo champagne più caro al mondo e costa 1.800.000 euro, il cui unico esemplare prodotto è stato venduto ad un anonimo acquirente.

Ciò che lo rende così costoso è una placca in oro bianco massiccio sulla quale sono incise le informazioni d’etichetta e sul simbolo centrale, sempre nel prezioso metallo, è incastonato un diamante da 19 carati. Sono state prodotte delle versioni “più economiche” – ma sempre dai prezzi esorbitanti – destinate al mercato più “commerciale” dove le etichette in oro sono sostituite da etichette in placche d’argento con incastonato uno Svarowski al posto del diamante.

 

 

La viticoltura in armonia con la Luna

 

Il mondo della viticoltura si basa sia sugli ultimi ritrovati della ricerca scientifica sia su tutto un sottobosco di conoscenze provenienti dalla tradizione e tramandate oralmente dal padre in figlio, da vignaiolo a vignaiolo.

Tra i piccoli viticoltori, magari con qualche anno in più, o tra chi si cimenta autonomamente con piccole si sente spesso dire “Devo aspettare la luna giusta per imbottigliare il vino”, oppure “Ho imbottigliato il vino con la luna sbagliata e non è venuto frizzante”. Questo perchè la luna ha un grande potere sulla qualità del vino e chi segue un calendario lunare punta a produrre vino che segua i ritmi della natura.

Per sapere con che luna imbottigliare il vino o eseguire quelle che sono le attività più tipiche per quanto riguarda la viticoltura, può dotarsi di un calendario lunare inteso come calendario con le indicazioni delle fasi lunari e dei segni zodiali in cui la luna transita, oppure di un agenda-calendario delle semine e dei raccolti che inevitabilmente va ad indicare anche come comportarsi con le piante di vite e con il vino.

Qui di seguito vi riportiamo i giorni migliori in cui eseguire le più comuni operazioni connesse alla coltivazione dell’uva ed alla produzione del vino.

Chi intende piantare o seminare le viti dovrà scegliere i giorni caratterizzati dalla luna crescente o discendete (da gemelli a sagittario) nelle cosiddette giornate dei frutti ovvero quando la luna transita in ariete, o leone, o sagittario.

Per potare le viti scegliete i giorni di luna calante nei, sopra menzionati giorni dei frutti. Ma con un’eccezione: gli esemplari di vite giovani dovrebbero essere potate per tre anni in luna crescente affinchè il succo ristagni favorendo la formazione del “succo nero”.

Per irrigare le vigne evitate i cosiddetti giorni dei fiori ovvero quelli in cui la luna transita in gemelli, bilancia e acquario poiché in questo periodo è più probabile l’attacco dei parassiti. Alcune delle migliori viti del mondo si trovano in regioni in cui piove di rado, ed altrettanto di rado vengono annaffiate.

La vendemmia, andrebbe programmata in luna crescente quando transita nei segni che vanno dal sagittario ali gemelli. Non si considera invece i giorni dei pesci, quando la luna va consumata non appena raccolta.

Per pigiare l’uva aspettate la luna crescente in quanto questa fase rende più rapido il processo di fermentazione.

Infine per travasare il vino scegliete i giorni di luna calante affinchè il vino si conservi più a lungo.

Utilizzare questi metodi così naturali non solo consente di avere vini ed uva particolarmente buona, ma consente anche di ridurre al minimo l’uso di pesticidi con un conseguente risparmio economico sull’utilizzo di questi veleni.