Eccellenze campane, i migliori vitigni autoctoni

Proprio cosi, il vino gioca sicuramente un ruolo fondamentale per gustare un pasto, tant’è vero che esiste una sorta di “regolamento” nella scelta dal vino da proporre a tavola in base ai cibi preparati. Seppur non ferrea, queste regole suggeriscono ad esempio di non utilizzare mai un vino il cui gusto possa sovrapporsi a quello del piatto, oppure di utilizzare vini leggeri e poco corposi in abbinamento a piatti leggeri e poco elaborati e viceversa usando dunque vini corposi e tannici qualora si consumi un pasto robusto. Al vino è legata anche l’importante dibattito circo gli effetti positivi o negativi che un suo consumo regolare può avere sul corpo umano. Seppur non c’è un vero e proprio accordo assoluto, si può certamente affermare che bere il vino moderatamente ed assieme ad un bel piatto fa meno male di bere superalcolici ed in taluni casi potrebbe anche fare “bene alla salute”. Seppur interessanti, non è nostra intenzioni però soffermarci sulle regole da seguire a tavola o sugli effetti clinici che sono stati collegati all’uso del vino (e per i quali si potrebbe parlare per ore ed ore citando i più disparati studi dei ricercatori), ciò che invece abbiamo intenzione di fare è compiere un tuffo nella realtà campana analizzandone le eccellenze in campo di viticoltura.

La Campania ed i suoi vitigni:

La Campania nonostante il passare degli anni ed i vari avvenimenti storici, è rimasto uno dei territori più importanti della Penisola italiana (e forse anche europea) per quel che riguarda la varietà e la quantità dei vitigni che vengono coltivati. A rendere unica la varietà e la qualità dei vitigni campani ha contribuito certamente la posizione geograficamente strategica che la regione occupa nelle acque del mediterraneo e che l’hanno resa terra d’approdo per greci e fenici. Nel corso degli anni i viticoltori hanno mostrato un forte attaccamento alle radici storiche della regione ed anche in anni in cui le indicazioni del mercato sembravano andare in una direzione praticamente opposta, i vignaioli campani hanno continuato a credere fermamente nel valore storico e qualitativo delle loro coltivazioni tradizionali. Questa tendenza è più che evidente ancora oggi e difatti sulle tavole campana difficilmente si portano vini come il merlot o lo chardonnay o ancora il cabernet ed il sauvignon; tutti questi vini che hanno una tiratura internazionale hanno un ruolo marginale nelle viticolture campane.

Le viticolture autoctone:

Seppur con le dovute eccezioni (tra l’altro anche ben circoscritte) la maggior parte delle bottiglie di vino campano sono prodotte da sempre con uve autoctone, proprio per questo motivo il gusto del vino prodotto in questa regione ha un sapore unico e difficilmente riconducibile a modelli standardizzati. Proprio per questo motivo le produzioni locali hanno attirato l’attenzione di molti operatori ed appassionati di vino. Voler tracciare una mappatura completa di tutte la varietà di vino censite in Campania non è certamente un lavoro da poco: Solo una piccolissima parte dell’incredibile serbatoio di biodiversità è stata studiata nel dettaglio da un punto di vista genetico, agronomico od organolettico, eppure periodicamente su alcuni di questi vitigni pressoché sconosciuti al grande pubblico nascono dei progetti, non solo aziendali, con l’obiettivo di recuperarli e valorizzarli ben oltre i pochi filari in cui sono presenti. Eppure nel grande ed eterogeneo scenario dei vini, vi sono certamente alcuni nomi che oggi giorno rappresentano delle vere e proprie autorità nel settore.

I migliori vini della Campania:

Come abbiamo detto poc’anzi, nel vasto panorama campano si possono riuscire ad identificare alcuni vini che sono generalmente riconosciuti come “eccellenze campane” e qui di seguito vi parleremo proprio di questi vini. Tra prodotti provenienti dai versanti collinari delle province di Benevento ed Avellino, i vigneti terrazzati a precipizio sul mare della zona amalfitana, passando per Ischia e Capri sino a giungere alle pendici del Vesuvio; scegliere i prodotti migliori non è certamente cosa facile ma sono cinque i vini classici che emergono.

Aglianico: L’Aglianico è uno dei primi vini che abbiamo il È un vitigno antico, probabilmente originario della Grecia e introdotto in Italia intorno al VII-VI secolo a.C.dovere di citare, appartenente alla varietà di uve rosse l’Aglianico è una delle più diffuse del meridione. Le origini del nome non sono certe ma si suppone possa provenire da una storpiatura della parola Ellenico. Le uve di Aglianico sono anche utilizzate come base per il Taurasi ed il Falerno. Le caratteristiche di questo vino sono le seguenti:

  • Epoca di vendemmia: media o tardiva (nel mese di ottobre)
  • Vigoria: medio – alta
  • Peso medio del grappolo: 150 – 250 grammi
  • Acino: medio-piccolo, forma sferica; buccia molto pruinosa, di colore blu-nero, poca consistenza e medio spessore.

Falanghina: Altro vino importante in Campania è la Falanghina, in queste terre crescono due varietà di uve Falanghina ed entrambe vengono utilizzate per la produzione di eccellenti vini bianchi frizzanti. La falanghina è un vitigno molto antico, originario delle pendici del Taburno e di alcune zone dei Campi Flegrei. Per quanto riguarda le caratteristiche del vino, questo si presenta lievemente dolce e fruttato.

  • Colore bacca: Bianca
  • Foglia: media o piccola, cuneiforme, raramente orbicolare, trilobata e meno spesso pentalobata.
  • Grappolo: lungo o medio, di media grandezza e compatto, cilindrico o conico, con un'ala corta.
  • Acino: medio, sferoide, regolare Buccia: spessa e consistente, di colore grigio-giallastro, con buona presenza di pruina.

Lacryma Christi del Vesuvio: Questo vino è sicuramente uno dei più interessanti presenti in Campania, prima ancora che per il sapore per le leggende che ne accompagnano il nome. Qui di seguito vi riportiamo a citazione di una delle più suggestive leggende legate al nome: "Dio riconoscendo nel Golfo di Napoli un lembo di cielo strappato da Lucifero durante la caduta verso gl'inferi, pianse e laddove caddero le lacrime divine sorse la vite del Lacrima Christi". Oltre a questo vi sono poi altre versioni che narrano di Cristo in visita ad un eremita redento che prima del commiato gli trasforma la sua bevanda poco potabile in vino eccellente. Storie a parte parliamo del vino in sé. Il Lachrima si può trovare sia rosso che bianco e qui di seguito vi riportiamo le caratteristiche di entrambi:
Rosso:

  • Colore: rosso rubino, talmente vivace e prorompente per cui sembra venuto fuori dal Vesuvio stesso
  • Profumo: gradevole, profuma di frutta rossa e talvolta di spezie
  • Sapore: secco e con un aroma armonico, complesso e corposo;
  • Vitigni: Piedirosso e/o Sciascinoso (min 80%), Aglianico (max 20%);
  • Gradazione alcolica: minimo 12%
  • Produzione: massimo 100 qli/Ha, con una resa alla vinificazione non superiore al 65%

Bianco:

  • Colore: giallo paglierino più o meno carico, con riflessi dorati;
  • Profumo: gradevolmente vinoso, di un profumo intenso che ricorda le ginestre vesuviane con un trionfo di tonalità fruttate che vanno dalla mela cotogna, molto matura, a note di ananas, banana e pesca gialla;
  • Sapore: secco e leggermente acidulo, ben strutturato, con un aroma fruttato-floreale di notevole persistenza aromatica
  • Vitigni: Coda di Volpe bianca e/o Verdeca (min 80%), Falanghina e/o Greco (max 20%);
  • Gradazione alcolica: minimo 12%
  • Produzione: massimo 100 qli/Ha, con una resa alla vinificazione non superiore al 65 %

Piedirosso: Altro prodotto tipico della Campania, questo vino si ottiene a partire dalle uve di Piedirosso che crescono in tutta la regione. Conosciute anche con il nome di “Per’epalummo”(piede di piccione nel dialetto napoletano) queste uve devono il loro nome al colore della buccia delle loro bacche che ricorda proprio quella delle zampe di un piccione. Non lasciatevi ingannare però del nome che certamente non suscita una bella immagine, il sapore di questo vino saprà certamente conquistarvi, non a caso è considerato una specialità del posto. Qui di seguito elenchiamo le caratteristiche principali:

  • colore: rosso rubino brillante più o meno intenso.
  • odore: vinoso, gradevole, caratteristico.
  • sapore: fruttato, asciutto.

Greco di Tufo: Siamo ormai giunti alla fine di questo tuffo nella napoletanità vinicola. L’ultimo vino che di cui vi vogliamo parlare è il famoso Greco di Tufo. Le informazioni storiche di questo vino non sono tantissime ma ciò che si certamente affermare è che Il vitigno fu portato nella provincia di Avellino, nella zona dei comuni di Tufo, dai Pelasgi della Tessaglia (Grecia), nel I secolo a.C.Il Greco di Tufo è un vino che beneficia della menzioneDOCG. Come tale è prodotto in otto Comuni dellaprovincia di Avellino. Da notare che il Greco di Tufo è uno tra i pochi bianchi in Italia che si presta all'invecchiamento. Per quanto riguarda le caratteristiche del vino come per i precedenti qui di seguito trovate le principali caratteristiche:

  • colore: giallo paglierino più o meno intenso.
  • odore: gradevole, intenso, fine, caratteristico.
  • sapore: secco, armonico.
  • acidità totale minima: 5,0 g/l
  • gradazione alcolica minima: 11,50% vol.
  • estratto non riduttore minimo: 16,0 g/l.

La fine del percorso:

Si conclude cosi la nostra mini guida tra i vini migliori che a nostro avviso sono coltivati nella Campania, il nostro consiglio e di provare voi stessi questi prodotti unici accostandoli al piatto più appropriato o degustandoli in buona compagnia.

Fonte: http://localitaitaliane.it/notizie-campania/

Cantine prefabbricate in legno per l’affinamento del vino.

In Italia si sta pian piano cominciando a capire il potenziale costruttivo del legno rispetto alla muratura tradizionale. Chi sta cominciando a pensare di farsi realizzare una cantina per l'affinamento dei vini nella propria abitazione si è dovuto scontrare con tempi e costi di realizzazione spesso proibitivi. Per questa ragione i privati che desiderano una cantina personale farebbero bene a pensare a una cantina prefabbrica in legno. Friul Wood House che si occupa della realizzazione di case in legno a Udine, spiegherà i vantaggi di questa soluzione.

Una cantina prefabbrica grazie alle peculiarità del legno può garantire ai vostri vini un ottimo comfort durante l'affinamento.

Il legno infatti grazie al suo elevato isolamento termico ed alla capacità di limitare al massimo la formazione di umidità (dannosa per l'affinamento dei vini e liquori) può far si che la temperatura all'interno della cantina risulti costate.

Le cantine prefabbricate in legno vengono realizzate attraverso moduli prefabbricati costruiti presso l'azienda produttrice e successivamente assemblati nel luogo in cui dovrà sorgere la cantine. Questa peculiarità fa si che la costruzione si facile, rapida con la garanzia di ottenere un prodotto con ottime prestazioni in fatto di resistenza e di durata, il tutto realizzato a costi ed in tempi accessibili alla maggior parte delle persone.

Gli elementi personalizzabili si compongono tra loro e sono completamente customizzabili nella disposizione e nella colorazione. Si tratta di legno completamente impermeabilizzato e solitamente ricoperto da un film di resina naturale o altre sostanza finalizzate alla preservazione dell'isolamento termico, mantenendo stabile la temperatura ambientale e riducendo a zero la necessitò di climatizzazione. Dove questo non è possibile è possibile installare dei sistemi per il mantenimento della temperatura.

Ovviamente queste cantine possono essere personalizzate nella forma oltre che nelle dimensioni per essere idonee allo spazio disponibile nella vostra casa. L'obiettivo di questo tipo di prodotto è quello di mantenere costanti e confortevoli la temperatura e l'areazione in modo naturale.

Per posare ed installare una cantina prefabbricata in legno sono mediamente necessarie 24 ore, una giornata in pratica. I componenti prefabbricati in legno ed il pavimento vengono installati in modo naturalmente. Il monoblocco della cantina prefabbricata viene posato interrato ad una profondità di 40-50 cm alla volta, mentre il livello delle fondamenta presenta al suo interno un'intercapedine d'aria per la ventilazione ed il raffreddamento degli ambienti superiori.

All'interno della cantina vengono installati degli impianti di illuminazione e per l'uso dell'acqua correndo, in modo da creare un ambiente confortevole e facile da utilizzare.

Le migliori enoteche di Milano

Si sa che Milano è la patria dell'aperitivo, ma dove bere un buon bicchiere di vino all'ombra della Madunina? In questo articolo vi vogliamo condurre in un itinerario tra enoteche e wine bar milanesi alla scoperta di luoghi in cui deliziare i sensi e rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro o svagarsi nel fine settimana.

N'Ombra de Vin

Un'enoteca, un wine bar, un bistrot, uno spazio polivalente che ospita anche iniziative culturali ed artistiche, musica dal vivo e dj-set, ma senza dimenticare l'assoluto protagonista: il vino. Location suggestiva, ricavata da un antico refettorio, questo è uno degli indirizzi più famosi tra gli amanti del vino milanesi. Una lista che include vini italiani, francesi, bollicinee distillati, serviti alla mescita o venduti a bottiglia e accompagnati da una cucina locale e saporita con piatti di carne, uova, taglieri e formaggi.

Cantine Isola

Una vera e propria istituzione del vino a Milano, aperte oltre cento anni fa e con la stessa gestione da oltre vent'anni. Una piccole enoteca con spazio esterno ed un locale caratterizzato da muri totalmente ricoperti di bottiglie e foglietti illustrativi che per ogni vino indicano i prezzi per annate. Ambiente accogliente da enoteca di un tempo, nel quale perdersi tra una chiacchiera ed un calice in un'atmosfera genuina ed autentica.

Signorvino

Un wine bar su piazza Duomo sembra un luogo dai prezzi inarrivabili, invece Signorvino è un wine bar dall'atmosfera moderna dove è possibile bere buon vino da una carta che vanta oltre 700 etichette, tutte italiane, adatte ado ogni fascia di prezzi. L'enoteca Signorvino Milano è un Wine Bar in cui è possibile accompagnare il vino con cucina tipica italiana o taglieri, ideale per un pranzo, una cena, un aperitivo o una pausa dallo shopping.

Comptoir De France

Compotir De France è un angolo di Francia a Roma dove è possibile gustare calici d'Oltralpe a prezzi popolari. Una varia proposta al bicchiere, nella quale farsi guidare dai gentilissimi titolari, ma anche buonissimi formaggi francesi che possono essere accompagnati al bicchiere di vino o acquistati d'asporto.

Hic Enoteche 2.0

In zona Buenos Aires questa enoteca coniuga l'amore per il vino e la tradizione nella sua produzione con la tecnologia. Qui infatti si acquista vino attraverso uno schermo touch che oltre a mostrare etichette in vendita fornisce per ciascuna una scheda nella quale sono descritti tutti i dettagli della bottiglia, dal metodo di produzione al prezzo.

La Cieca

La Cieca oltre ad essere un'enoteca classica dove bere un'ottima selezione di vini, è anche un progetto originale ed ambizioso. Questo locale ha infatti due carte di vini, una classica, detta bianca, dove sono indicate tutte le informazioni dei vini, ed una nera, dove del vino è indicato solo un nome di fantasia, e dove dunque si può ordinare alla cieca. I vini sono serviti in un calice nero e si possono fare domande per indovinare che etichetta si sta bevendo, in caso ci si riesca il vino viene offerto dalla casa.

Questa enoteca privilegia vini di piccoli produttori ed offre piccoli sfizi per aperitivi, taglieri, formaggi e salumi di pesce.

Vini e matrimonio: tutto quello che c’è da sapere

In Italia un matrimonio senza vino non si è mai visto. Sarebbe blasfemia pura con le ottime produzioni vinicole che possiamo vantare da nord a sud. Dei buoni vini al vostro matrimonio, deliziano il palato, si abbinano alle pietanze che avete scelto e creano momenti di grande convivialità che il vostro fotografo matrimonio dovrà saper immortalare alla perfezione.

Come scegliere il vino.

Per scegliere il vino dove prima di tutto tenere conte della stagione e del clima. Se vi sposate durante l'estate è probabile vi imbatterete in una giornata calda. Meglio allora optare per dei vini freschi e leggeri. Se invece il matrimonio si svolgerà durante l'inverno, meglio scegliere dei vini più corposi e strutturati. Non dimentichiamo che ovviamente i vini adatti al periodo dovranno essere adattati alle pietanze del menu che pattuito con il ristorante od il catering.

Come calcolare quanto vino serve.

Che ci crediate o no c'è perfino una formula matematica che vi aiuta a calcolare quanto vino acquistare per accontentare tutti gli invitati senza dover lesinare sulle quantità. Ci ha pensato il matematico viaggiatore del 1500, Guglielmo da Ratisbona seguace di Melantone. Potete in breve calcolare il numero di bottiglie di cui avete bisogno dividendo il numero di invitati (bevitori e non bevitori) per 2,15. In altre parole se avessimo 100 invitati il numero di bottiglie sarebbero 46, ma poiché in questo caso si deve arrotondare per eccesso. Le bottiglie totali sarebbero 48.

Non solo durante il pranzo.

Se è vero che il vino trova spazio durante tutto il banchetto dall'antipasto al taglio della torta, è anche vero che il vino può essere introdotto con successo anche in forma di cocktail per esempio durante l'aperitivo. Durante l'aperitivo il vino può servire per il classico ed apprezzato sprizt, ma anche per il rinfrescante e tipicamente estivo bellini.

Come risparmiare sui costi del vino.

Si sa il budget del matrimonio è un argomento spinoso, qui se non volete rinunciare al vino seguite questi semplicissimi accorgimenti. Optare per dei vini locali è un ottimo modo per tagliare i costi, dal momento che così si eliminano i costi di trasporto o spedizione. Per quanto riguarda il brindisi finale se lo Champagne che rappresenta il top dell'eleganza rappresenta anche un costo non da poco. Meglio optare per uno spumante a “metodo classico” oppure se volete fare un figurone un ottima soluzione potrebbe essere il Prosecco Confondo che è ottimo ed ha un prezzo onestissimo.

Negroamaro di Puglia

 

Il prodotto più rappresentativo dell’enologia della Puglia è il Negroamaro, un vino rosso profumato e dal sapore persistente e fresco. E’ un vino rinomato ed apprezzato anche fuori dai confini nazionali grazie al suo corpo importante e agli aromi intensi e piacevoli.

 

Il Negroamaro

Il Negroamaro è il vitigno più diffuso in Puglia e si trova, in particolare, nel Salento e nelle provincie di Taranto e Brindisi. Le sue origini, non completamente certe, si fanno risalire all’epoca della dominazione greca. Il nome Negroamaro potrebbe derivare da termini romani e greci indicanti il colore nero intenso delle uve.

A renderlo unico sono le caratteristiche dei terreni, spesso argillosi e calcarei, ed il clima piuttosto caldo. Il forte irraggiamento solare, garantisce alle uve una maturazione perfetta e un’ottima quantità di zucchero.

Il Negroamaro è un vino di corpo, elegante raffinato la cui gradazione alcolica può addirittura essere maggiore a 14 gradi. Viene vinificato sia in rosso che in rosato.

Le uve Negroamaro sono impiegate sia in purezza che in abbinamento alla Malvasia Nera per i vini della DOC Salice Salentino. In base al disciplinare del Salice Salentino, il Negroamaro può essere completato al massimo per il 15% da Malvasia Nera. Le uve Negroamaro sono inserite n ei disciplinari dell’Alezio DOC, del Galantina DOC, del Leverano DOC, dello Squinzano DOC, del Matino DOC, del Nardò DOC e del Copertino DOC.

 

Caratteristiche sensoriali del Negroamaro

 

Il Negroamaro classico ha un colore rosso rubino brillante che si modifica con l’invecchiamento giungendo a diventare granato e poi con venature arancioni. I suoi sentori si amplificano con l’invecchiamento che, in genere, viene effettuato in botte.

I profumi del Negroamaro di Puglia sono vibranti e si richiamano ai frutti, come amarene e bacche, e spezie come vaniglia e tabacco. Il Negroamaro classico ha un sapore persistente e un retrogusto leggermente astringente ma comunque rotondo e molto piacevole che lo caratterizzano come vino da tutto pasto. Le uve vinificate in purezza all’esame gustativo si contraddistinguono per un finale tendente all’amaro e una grande aromaticita.

E’ un vino forte e tanninico che si presta ottimamente ai primi piatti tipici della Puglia e ai tanti pani tradizionali, compresa la focaccia. Il Negroamaro si rivela adatto al pesce, anche in zuppa, e alle carni come quelle bianche dell’agnello; si apprezza con i formaggi ed altri prodotti locali, come le verdure e i legumi, ceci in particolare.

La versione rosata del Negroamaro di Puglia, ricca di profumi di spezie e fiori, si può accostare con formaggi freschi, crostacei e molluschi.

Eleonora Casula

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Alla ricerca del migliore vino del Lazio

L'Italia della bella vita, l'Italia del buon cibo è anche l'Italia dell'ottimo vino. Sono molte le regioni italiane che producono un vino estremamente buono. Una di queste è il Lazio.

Come si produce il vino?

Quello che arriva sulla nostra tavola è l'atto finale di un lunghissimo processo in almeno sei fasi.

La prima fase è quella della vendemmia, La più pesante ma anche quella più romantica e dentro l'immaginario comune. Anticamente era fatta a mano, oggi invece, a causa della mancanza di manodopera, viene eseguita meccanicamente, ma è piùà grossolana poiché non permette di fare una cernita dei grappoli da cogliere in base, ad esempio, alla maturazione o all’integrità degli acini.

Poi, la pigiatura. In pochi, nelle regioni dove il vino è una delle risorse, non hanno pigiato i chicchi con i piedini all'asilo. La fermentazione,  o vinificazione, può durare da 1 giorno a 1 settimana, ma può essere anche prolungata fino a 10 giorni quando si tratta di vini più complessi. Questo processo avviene differentemente se si tratta di vini bianchi o rossi. Se il mosto non viene fatto fermentare e viene separato dalle bucce e filtrato, si otterranno vini bianchi, per i vini rosati invece si esegue una parziale vinificazione in bianco.

Il vino rosso, infine, si ottiene lasciando fermentare il mosto macerando insieme a bucce, semi e raspi, che rilasciano il colore tipicamente rosso.

Infine, l'invecchiamento: ossia si travasa il vino, purificato dai residui solidi e dalle vinacce che rimangono sul fondo dei tini, nelle botti dove avvengono una seconda fermentazione e un’ulteriore trasformazione dello zucchero residuo. La temperatura deve mantenersi a 15°C.

A questo punto, i vini bianchi sono pronti per essere imbottigliati, mentre per i vini rossi inizia l’invecchiamento, che può durare fino a 5 anni.

I vini laziali

I migliori vini laziali sono stati individuati per questo 2016.

per i vini rossi:

  • – Cesanese del piglio Docg superiore Romanico 2013

  • – Cesanese di Olevano Romano Doc Consilium 2011
     

per i bianchi:

  • – Frascati superiore Docg riserva Luna Mater 2014

 

  • – Civitella d’Agliano Igt Grechetto Poggio della Costa 2014

 

  • – Lazio Igt Grechetto Ametis 2014

 

  • Lazio Igt Grechetto Poggio Triale 2013

 

  • – Lazio Igt Malvasia puntinata Cardito 2014

 

  • – Moscato di Terracina Doc secco Oppidum 2014

 

Per gustare una di queste prelibatezze direttamente dalle cantine, consigliamo di alloggiare in uno dei tanti alberghi a Roma e partire per un tour enogastronomico alla scoperta dei vini laziali. 

Friuli, matrimoni e buon vino

Da circa due anni il Friuli si sta guadagnando la sua fetta di notorietà turistica in relazione alle sue ottime produzioni vinicole. Il La è stato dato dalla Lonely Planet che ha definito il Friuli come un delle mete imprescindibili per il 2016 sia per chi ama il vino che non solo. Al coro della Lonely Planet si sono uniti magazine online e giornalisti gastronomici che hanno definito il Friuli “la miglior regione italiana per quanto riguarda la produzione di vino di cui probabilmente non avete nemmeno mai sentito parlare”. Il vino in Friuli è storia, è cultura ma rappresenta soprattutto il 30% del fatturato delle aziende friulane.

I modi per inserire il vino all'interno del vostro matrimonio Friulano sono molteplici. Insieme a Glauco Comoretto il miglior fotografo matrimonio quando si tratta di fotografare matrimoni in Friuli ci spiega come introdurre il vino nella vostra cerimonia sia a livello culturale che strettamente gastronomico.

Per coloro che arrivano da fuori regione con qualche giorno di anticipo, magari con al seguito i genitori ed i testimoni possono nella sera precedente al matrimonio, organizzare una cena con degustazioni di vini locali. Magari su una bella terrazza con vista su uno splendido tramonto friulano, un modo per rilassarvi in vista del grande giorno.

Sempre per il pre nozze lo sposo con i suoi più cari amici con i quali ha deciso di dividere il suo addio al celibato può organizzare un tour delle cantine. Un modo per unire alla goliardia del momento, delle ottime degustazioni il tutto in contesti suggestivi e mozzafiato. Il tutto a patto di avere con voi il classico “guidatore sobrio”. Abbiamo parlato di addio al celibato ma non è detto che se la sposa apprezza il vino, questa proposta non possa essere convertita al femminile.

Se decidete di ambientare il vostro matrimonio in una location in stile agriturismo con annessa azienda di produzione vinicola, un tour delle cantine potrebbe essere un modo per intrattenere i vostri ospiti. Assieme ad uno staff preparato sia per quanto riguarda la degustazione sia per quanto riguarda le spiegazioni più tecniche.

E poi naturalmente il vino dovrà trovare adeguatamente spazio durante il vostro banchetto. Vuol dire che il menu dovrà essere predisposto per abbinare nel migliore dei modi ad ogni pietanza il vino più appropriato per esaltare sia le proprietà del vino che del cibo. Non solo: ovviamente il vino sarà anche utilizzato nella preparazione di brasati, riduzioni e gelatine con cui accompagnare qualche saporito formaggio locale.

 

 

Il vino Prosecco si distingue dallo Spumante

Molto spesso ci chiediamo se il Prosecco è un vino oppure uno spumante.
Il Prosecco fondamentalmente è un vino bianco elegante, dotato di un profumo fruttato e floreale ricavato da un vitigno di uva di nome Glera, tipico delle regioni del Veneto, escluso Verona e Rovigo e Friuli Venezia Giulia, ma viene prodotto anche in Piemonte.
Secondo il Disciplinare, la produzione delle varianti spumante o frizzante è possibile anche in aree diverse da quelle di produzione delle uve, in questo caso rientra anche il Piemonte, che produce Prosecco da moltissimi anni.
La versione Prosecco Spumante è caratterizzata da una capsula che ricopre la gabbietta e il tappo a fungo.
Il Prosecco spumante DOCG riporta la parola superiore sull'etichetta accanto alla scritta Prosecco, questa è una dicitura obbligatoria a garanzia della Denominazione di Origine Controllata, la pressione del vino spumante deve superare i 3.5 bar.
Il Regolamento CE479/08 della normativa UE definisce lo spumante un prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica di uve fresche, di mosto di uve e di vino, caratterizzato da uno sviluppo di anidride carbonica alla stappatura del recipiente, proveniente escusivamente dalla fermentazione e se conservato in recipienti chiusi, presenta una sovrapressione non inferiore a 3 bar, dovuta all’anidride carbonica e per il quale il titolo alcolometrico totale delle partite cuvée destinate alla sua elaborazione non è inferiore a 8.5% vol.

Ciò che contraddistingue il Prosecco dallo spumante è che il Prosecco è un vino, giallo paglierino, leggero e delicato, che può anche non essere frizzante. La versione del Prosecco Frizzante, quello delle bollicine, possiede il tappo senza capsula, per dare la possibilità di non confondersi con il Prosecco Spumante, sull'etichetta è scritta la parola "Frizzante", l'unica differenza fra i due tipi di vini è la pressione, che per il frizzante non deve superare i 2.5 bar.
Lo spumante invece è il prodotto ottenuto dalla prima e dalla seconda fermentazione del mosto. Ricavato da uve di prima qualità raccolte a mano, il mosto pigiato si lascia fermentare, per dare origine alla classica spumatizzazione. Con alcune lievi differenze a seconda della classe qualitativa a cui appartiene il vino, lo spumante è ideale per accompagnare dolci e dessert. Il processo di produzione dello spumante utilizza il metodo Charmat, occorre un mese affinché il vno divenga spumante, aggiungendo poi lieviti e zucchero. Il vino Prosecco è invece un vino giovane, ideale per gli aperitivi e per accompagnare i pasti in modo fresco e gustoso.
Esistono vari tipi di Prosecco: quello Brut, l'Extra-Dry, oppure il Dry, la versione Brut è meno dolce, mentre la versione Dry è quella più dolce, l'Extra-Dry è la via di mezzo tra i due tipi.

Il Prosecco Brut è la categoria che contiene meno zucchero, presenta infatti meno di 12 grammi di zucchero per litro.
Il sapore è pieno, leggermente acidulo e lievemente fruttato: risulta quindi ideale per accompagnare un pasto, in virtù del suo gusto particolarmente intenso si presta molto a tutti i tipi di antipasti, primi piatti a base di pasta, risotti, carni bianche, pesce e formaggi freschi e di media stagionatura.
Il Prosecco Dry comprende il prosecco più dolce, con un residuo di zucchero tra i 17 e i 32 grammi per litro.
Il Prosecco Extra-Dry ha un residuo zuccherino che si aggira tra i 17 e i 32 grammi a litro.
Un quarto della produzione di Prosecco è piemontese e viene prodotto prevalentemente nella categoria "Frizzante" Queste aziende negli anni hanno sostenuto uno sforzo economico incredibile, per promuovere a livello internazionale il marchio Prosecco, portando il vino ad essere considerato non un prodotto tipico di zona di produzione, ma un autentico prodotto Made in Italy.
Dopo una lotta durata moltissimi anni è stata riconoscuiuta la DOC per il prosecco.
Il Comitato Nazionale per la Tutela Vini a denominazione di origine controllata DOC e IGT in un incontro a Roma, ha espresso parere favorevole alla proposta di riconoscimento della nuova DOC Prosecco, finalizzata al rafforzamento della tutela dei vini già commercializzati, con riferimento a DOC e IGT piemontesi.

Geologia e vino

Geologia e vino sembrano mondi molto diversi e distanti apparentemente, ma in realtà la geologia e il vino hanno molti punti di contatto. Non c’è vino infatti senza vite: e la vite è una pianta molto esigente che per crescere bene e dare buoni risultati in termine di prodotto finale ha bisogno di un clima con importanti escursioni termiche stagionali, necessita di un’esposizione ben soleggiata (altrimenti l’uva non matura bene) ed ha bisogno di un terreno ben arieggiato e drenato, meglio se in pendenza. 

Come deve essere il suolo: 

il suolo rappresenta lo stadio finale dell’alterazione del substrato roccioso. Le rocce determinano le caratteristiche peculiari di un certo terreno, sia per quanto riguarda le proprietà fisiche che quelle chimiche e mineralogiche. 

Il suolo ha grande importanza per la crescita della vie e per il vino. 

Da un substrato roccioso,  si ha un certo suolo, una certa vite, un certo vino.  

Ad esempio prendendo in considerazione suoli ricchi di Azoto, tendono a dare origine a vini a bassa gradazione alcolica e dal sapore grossolano. 

Il Fosforo, diffuso sia in rosse sedimentarie che vulcaniche, conferisce al vino una certa finezza, e una ricchezza in colore. 

Il Potassio, comune nelle rocce vulcaniche, dà uve molto zuccherine: esempio il Passito di Pantelleria che viene prodotto sulle lave basaltiche isolane . 

Il Calcio, elemento presente nelle rocce calcaree, conferisce robustezza e gusto al vino. 

Suoli sabbiosi sono mediamente indicati per produrre vini di qualità, pur dovendo tenere in conto anche altri parametri ( microclima, esposizione ecc) dando origine a vini leggeri e profumati. 

Su suoli argillosi possiamo trovare vini alcolici e poco colorati. 

Da tutto questo, si può certamente dire che le caratteristiche di un vino siano influenzate in maniera determinante da un insieme di molti fattori naturali quali la composizione del substrato e del suolo,  il clima, oltre che dal tipo di vitigno,  dal metodo di coltivazione, di produzione e di conservazione. Ciascuno di questi elementi ha un suo effetto nelle fasi di “vitificazione” e “vinificazione”, la loro ssomma conferisce tipicità e unicità al vino. 

Questa idea che incorpora il concetto di territorio, comprende non solo fattori fisici, chimici, ma  anche antropici e storici. Tutti i fattori lavorano insieme per creare un “luogo” che infonde particolari caratteristiche al vino. Si inizia con la roccia e  il suolo che ne deriva, attraverso il clima e le pratiche  di coltivazione dei vigneti, per finire con l’arte dell’enologo e la percezione del consumatore. 

Il vino italiano affascina la Cina

Il consumo di vino cresce nei Paesi emergenti, dove non è mai stato parte della cultura.

L’Europa produce il 59% del vino mondiale, mentre nel nuovo Mondo ci sono due nuovi protagonisti produttivi: l’Argentina e la Cina.

L’Argentina è il quinto produttore mondiale di vino dopo la Francia, Italia, Spagna e Usa. La Cina in termini produttivi è a ridosso dell’Argentina.

In Asia, a portar avanti le importazioni è il Giappone, seguito dalla Cina, Hong Kong e Singapore .

La Cina è diventato ormai un mercato che attrae tutti i paesi esportatori per il numero di potenziali nuovi consumatori, sta investendo molto nella produzione del vino e in un futuro potrebbe diventare anche esportatore.

L’Italia vanta una tradizione vinicola piu’ antica, una varietà di prodotti che nessun altro paese al mondo può vantare. Secondo un rapporto dell’istituto IWRS : Istituto Britannico international Wine and Spirit Research, nel 2016 la Cina consumerà 3 miliardi di bottiglie di vino annue, diventando così il primo mercato globale nel giro di 20 anni. Per questo, il vino italiano in Cina ha enormi potenzialità di crescita.

Come hanno fatto questi paesi a competere con l’Italia o la Francia? I paesi del nuovo mondo hanno saputo creare le condizioni per un vantaggio competitivo. Indipendentemente dalle risorse iniziali, un paese può costruire le pre-condizioni per il successo delle proprie aziende.

Il vantaggio competitivo di una nazione non si fonda solo sulla qualità di risorse naturali di un paese, ma anche sugli strumenti messi in campo per creare un vantaggio competitivo.

I governi possono migliorare l’istruzione creare nuove infrastrutture, promuovere la formazione di capitali o attrarre capitali dall’estero.

Una azienda italiana,che ha esportato vino in Cina, tramite la parole del suo amministratore delegato, ritiene che i cinesi si stanno avvicinando al vino e anche il governo si è attivato affinchè venga apprezzato il prodotto. Lo stesso presidente cinese, si è fatto fotografare col bicchiere di vino in mano con lo scopo di incentivare il consumo di una bevanda più salutare rispetto ai tradizionali liquori . Noi italiani siamo arrivati in Cina relativamente da poco, però le nostre potenzialità di crescita sono enormi, ma non si può entrare nel mercato improvvisandosi, bisogna essere organizzati strutturati e avere le idee chiare su come muoversi. E’ importante avere un Local Manager preparato sul posto che sappia gestire in maniera ottimale l’attività sul territorio.

Questa figura , deve fare da tramite con l’azienda italiana deve quindi conoscere la lingua cinese e la cultura. I cinesi non conoscono ancora bene il vino bisogna insegnar lorole basi: partire dal come versarlo per arrivare a come abbinarlo, ma senza dubbio questo sarà un mercato che darà buoni frutti.